Parigi: Chanel chiude la fashion week : "vieni.. c'è una moda nel bosco..."

Parigi: Chanel chiude la fashion week : "vieni.. c'è una moda nel bosco..."
  “Non voglio sentir parlare di rivoluzioni: sono fuori tempo. Le donne oggi possono essere quello che sono senza entrare in conflitto con nessuno”.  Quasi...

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“Non voglio sentir parlare di rivoluzioni: sono fuori tempo. Le donne oggi possono essere quello che sono senza entrare in conflitto con nessuno”.  Quasi un manifesto quello di Giambattista Valli che punta sull’analisi della globalizzazione che “non esiste: è un alibi”.  Parole e momenti creativi si leggono in questa collezione piena di spunti metropolitani ma anche di cenni che parlano il linguaggio del mondo: con un po’ di Africa, qualche spunto orientale, il mood americano, la grazia e l’eleganza mitteleuropea, l’abilità stilistica inconfutabile, Valli si è conquistato il pubblico che da lui si aspetta sempre una sintesi di ciò che la moda suggerisce o  “deve suggerire”.

Parigi ha chiuso con la fashion week per il pret-à-porter A/I 2018-19, con la presentazione riservata a  Chanel, la griffe che con la firma dell’immarcescibile,  l’ultraottantenne evergreen ,  Karl  Lagerfeld,  riesce sempre a suggerire possibilità diverse. Per l’autunno-inverno 2018-19 , Lagerfeld ,  all’interno del Grand Palais  - sede storica delle presentazioni Chanel -  ha  realizzato  un bosco d’autunno con tanto di alberi, terriccio, foglie cadute, rami, sterpaglia, forse…funghi, certamente qualche bestiolina boschiva che tracimando i confini della “chiamiamola “ passerella raggiungeva i piedi di qualche signora del pubblico o della stampa, confermando l’assoluto naturale al quale lo stilista ambiva con questa scenografia realistica e piena di significato.
Cosa ha voluto dire con questa “Chanel”  per il prossimo inverno  immersa nella foresta ?  Al  bosco Chanel, alle mises elegantissime quasi vintage  nel tweed Maison riproposte con un tocco stilistico ineguagliabile che le rende più che attuali , Lagerfeld  affida il suo messaggio per un ritorno  all’assoluto naturale, a  “riscoprire la vita reale, ad impiegare la forza femminile per allontanare ciò che ci allontana da propositi di serenità”.
Diversa rispetto al contesto che, prima a Milano e ora a Parigi  sembra premiare  l’aspetto ruvido del nostro tempo,  è apparsa la pioggia di fiori di  Valentino. Cascate di rose, iris, piccole mammole e grandi calle, alteri  tulipani e timidi non-ti-scordar-di-me ricamati ,applicati, stampati,  hanno popolato la “grande illusione”  di Pierpaolo Piccioli proposta come elogio alla  leggerezza tradotta in volute di bellezza da toccare.
E l’altra?  La donna di ogni giorno che conosciamo superimpegnata, forte (anche contro una probabile propria fragilità) , dura, pronta a tutto? Miuccia Prada ha offerto come sempre il quadro senza edulcorazioni di questo tipo di donna della società di oggi,  il trend che un certo modo di vivere  la contemporaneità esige. La donna Prada vista a Milano e quella Miu Miu  proposta a Parigi hanno raccontato una favola contemporanea, un mantra che accompagna il nostro quotidiano raccontato dalla stilista  con una lettura “ politica”  del gusto e delle mode come la  riproposta del vecchio nylon  rigido, “ostile”,  impiegato con grande sicurezza stilistica per capi  da terzo millennio ai quali il colore  -  alternato a un nero block - concede spazi modaioli per una donna “protetta”. Così come è apparsa sempre “protetta” in forme meno esasperate  la donna di Giorgio Armani:  un po’ maschile e un po’ no, sicura dentro giacche, tailleurs, cappotti, realizzati nella religione dell’ eleganza .
Altra  la scelta  Dior, di  Maria Grazia Chiuri , la stilista impegnata  ancora una volta a sondare l’animo dei movimenti sociali e ora  della rivolta femminile con una ricerca sulle divagazioni  che caratterizzarono la moda nel tempo della protesta femminile  negli anni Settanta,  sotto il profilo estetico “ zoccoletti e riccioletti “,  trasferita  da Dior nel  guardaroba 2018-19  con le gonne midi, stivaletti, giochi di sovrapposizione, altissima qualità stilistica, forza e tanta voglia femminile di dolcezza.
Resta solo l’imbarazzo della scelta che non può prescindere dal Vuitton-pensiero di  “moda alla francese” ( tanto gradita a M.me Brigitte Macron  che sembra preferirla  in  assoluto per le sue mises di rappresentanza).

Nella vetrina di possibilità restano il  fuori- pista Gucci con le sue elaborazioni new-futuriste-over-gender e  l’elogio della follia di John Galliano che per la Maison Margiela   ha ritrovato la sua verve iniziale.


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Il Gazzettino