Il lento tramonto della favola irlandese

Paddy Moloney
Quel piccolo flauto irlandese (tin whistle) lo aveva ricevuto in dono a sei anni e probabilmente non pensava di diventare l’ambasciatore della musica irlandese...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Quel piccolo flauto irlandese (tin whistle) lo aveva ricevuto in dono a sei anni e probabilmente non pensava di diventare l’ambasciatore della musica irlandese nell’intero pianeta. Eppure è quello che è accaduto a Paddy Moloney, scomparso lo scorso autunno e per decenni leader dei Chieftains la storica band di musica tradizionale che ha esportato, abbattendo anche parecchi muri culturali, le melodie dell’isola di smeraldo in tanti angoli delmondo. Ora probabilmente il destino di questa vera e propria favola irlandese sembra avvicinarsi al tramonto (oltre al fondatore Moloney, classe 1938, anni far era scomparso anche Derek Bell), ma la loro epopea mondiale è destinata a far riflettere anche oltre i teatri. 

«La nostra musica - raccontava Moloney - in alcuni casi è vecchia di oltre mille anni. La nazione è stata per anni occupata ed ha vissuto lunghi periodi di separazione. E così le forme d’arte, non solo la musica, ma anche la poesia e la pittura, sono diventate spesso dei fenomeni di aggregazione». Da questa considerazione è scaturita una forma di condivisione con altri mondi davvero straordinaria se si pensa che la band ha suonato in Cina, allacciando rapporti con la musica messicana per non parlare poi della riproposizione di melodie, come quelle della Galizia, terra nella quale esisteva anche un passato celtico. Poi è stata la volta dell’apertura al mondo del blues e del rock grazie alle imperdibili intese con un altro celebre irlandese, Van Morrison e con i Rolling Stones, a dir poco incantati dalla freschezza della musica dei Chieftains. A loro si era rivolto anche Stanley Kubrick per la celebre colonna sonora di “Barry Lyndon”. Una proposta musicale accattivante che, negli anni Novanta, aveva entusiasmato il pubblico del nordest accorso in massa per il loro unico concerto al teatro Toniolo.
Va detto che in tutto il loro lungo percorso artistico non si è trattato di semplici collaborazioni come spesso avviene (qui l’incisione di riferimento resta “The long black veil” dove spiccano anche Sting, Mark Knopfler, Ry Cooder, Sinead O’Connor e Tom Jones), ma di una voglia di affacciarsi al mondo e di scoprire suoni originali e musicisti di livello: intuizioni che fino al loro arrivo erano davvero impensabili per una band di musica tradizionale. 


In questo ampio contesto la cornamusa irlandese di Moloney (uillean pipe) ha spaziato con una lucentezza invidiabile demolendo con la forza del suo sorriso, sotto l’immancabile frangetta, confini e rigidità. A chi gli chiedeva da dove nascesse la forza e l’intramontabilità della tradizione spesso rispondeva divertito “La musica, per la mia famiglia, era più importante del cibo”. Ed ora questi 60 anni della favola irlandese sono narrati nella raccolta “The Chieftains Chronicles”. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino