Ecco il grande paradosso contemporaneo: (quasi) tutti consultano oroscopi, in tutti gli aspetti della vita. Sempre meno persone, ad ogni età, si chiedono invece: «Che...
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Vale per chi beve, fuma, si droga e/o vegeta inattivo, senza fare un passo, senza pensare che il corpo ricorda tutto: accumula tutto, nel bene e nel male; fa provvista di salute, quando seguiamo sani stili di vita; accumula veleni e cicatrici, quando lo intossichiamo chimicamente, fisicamente, emotivamente. Un cervello avvelenato pensa peggio. Un corpo avvelenato vive peggio. Non è solo questione di droghe, ma anche di veleni alimentari, per quantità e qualità. L’epidemia di obesità e di diabete pone quesiti cardinali sulla responsabilità personale: dire che sono “malattie” o che sono “genetiche” diventa un alibi per non assumersi la responsabilità di dimagrire, di camminare, di controllare la glicemia, di impegnarsi insomma ogni giorno per minimizzare i rischi. «Anche mia nonna e mia mamma erano diabetiche, che ci posso fare?», mi dice la signora di 92 chili (per un metro e sessanta d’altezza), con la glicemia a livelli vertiginosi nonostante i suoi 41 anni. «È tutta colpa della genetica!», aggiunge. Non proprio. Vale per i geni quello che vale per le stelle. Predispongono, non obbligano. Con stili di vita rigorosi, a parità di geni per il diabete, la malattia si manifesterà più avanti negli anni e in forma lieve. Di converso, senza attenzione al comportamento quotidiano, senza senso di responsabilità, senza capire che un dolcetto ogni giorno mina ogni giorno il cervello, il cuore, le retine, i nervi e i reni significa consegnarsi in anticipo fra i tentacoli di una malattia temibile e troppo sottovalutata, qual è il diabete.
Quando la glicemia per anni elevata avrà causato la microangiopatia diabetica, sarà troppo tardi per evitare le ulcere croniche che possono portare all’amputazione dei piedi. Sarà tardi per evitare l’angina o l’infarto. Tardi per la sofferenza renale grave (“nefropatia diabetica”). Tardi per le conseguenze della neuropatia diabetica, che ci consegna ad anni di dolore, di cecità o di sordità anticipate e invalidanti. Tardi per il deterioramento cerebrale. La stessa indifferenza alle conseguenze del proprio agire riguarda i comportamenti sociali. Dai pedoni che attraversano d’improvviso fuori dalle strisce, col telefonino in mano e col semaforo rosso, ai ciclisti contromano, a chi si mette alla guida dopo aver bevuto.
Dopo l’incidente, disperarsi o pentirsi non ci restituirà un corpo sano, né riporterà in vita le persone che abbiamo ucciso. Il mondo è sempre più complesso. Aumentano le variabili che non controlliamo. Tuttavia, se tutti rispettassimo le regole, e ci interrogassimo prima sulle conseguenze del nostro agire, miglioreremmo la nostra e altrui vita. Essere affidabili, accurati, responsabili migliora la vita personale. Forse non funziona nelle carriere, in un mondo di crescente corruzione. Tuttavia vivere più sani, più sereni e longevi, con molta luce dentro all’anima e con rapporti umani (pochi e scelti) di grande qualità, è già un traguardo straordinario, in ogni vita. Perché non impegnarci, con passione quotidiana?
www.alessandragraziottin.it
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Il Gazzettino