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“Tornare a casa”: con queste tre parole piene di signiifcato lo stato maggiore di una delle griffe più prestigiose dell’arredamento, Rubelli, ha risposto a chi chiedeva perché - dovendo per ragioni pratiche cambiare l’indirizzo della show room veneziana, invece di un altro palazzetto sul Canal Grande (come quello dove da decenni , dopo il trasferimento nella nuova grande sede di Marghera dell’intero assetto amministrativo, e dei laboratori di ricerca e di design, la griffe veneziana aveva conservato la show room con i campionari a disposizione del pubblico) - la scelta fosse caduta sul vecchio palazzo di famiglia, ora ristrutturato nell’area che costituirà la nuova show room Rubelli.
Ad occhio di turista sensibile agli effetti facili, il palazzo dove avrà sede da oggi la show room della prestigiosa griffe veneziana di arredamento , potrebbe apparire meno prestigioso in quanto non affacciato sul Canal Grande ma in un angolo della vecchia Venezia, dove un canale scorre sotto il ponte di ferro che porta in Corte dell’Albero, a Sant’Angelo. Con due ingressi, uno riservato alle abitazioni private dei figli Rubelli e uno , al numero 3393, che introduce negli spazi “stile casa veneziana d’antan” - dedicati agli oggetti d’arredo, ai vari campionari di tessuto Rubelli, ma anche Donghia o Kieffer che appartengono al brand veneziano - il palazzo presenta quell’aspetto rigoroso tipico degli edifici veneziani trecenteschi. Una di quelle case-palazzo (o, meglio, palazzi-casa) che raccontano la Venezia dei secoli d’oro, popolata da imprenditori e mercanti avveduti che badavano alla solidità che si legge nelle linee architettoniche pure, nell’essenzialità di decori.
E’ qui che, a metà del XIX secolo si è installata la famiglia di Lorenzo Rubelli, capostipite della dinastia che avrebbe conquistato spazi tanto prestigiosi nel mondo. E in questo antichissimo palazzo prese avvio quella produzione che ancora oggi rappresenta un orgoglio veneziano e italiano. Qui, nell’ala riservata alle merci, Rubelli presentava quelle meraviglie che oggi possiamo ammirare nell’archivio ( o riprodotte ancora fedelmente): sono i lampassi, i damaschi, i favolosi , preziosissimi, velluti stratagliati che ancora oggi la Rubelli è in grado di produrre pur avendo sviluppato con risultati tanto brillanti una produzione tessile di assoluta attualità.
In queste stanze, tra il pianoterra e il primo piano , cominciava la via del successo che oggi vede la griffe veneziana presente con le sue collezioni in 86 Paesi del mondo. E qui è il lusso che Rubelli si è consentito: tornare a casa, riproporre come spazio per la merce le stanze che conobbero questa attività. Un lusso che se da una parte vede la conferma di un orgoglio familiare che torna alle radici, dall’altra sa di poterselo permettere visto che quell’antica produzione in parte ancora ben presente, lascia oggi molti spazi prestigiosi, a nuove interpretazioni, nuovi motivi, nuove formule, spesso in collaborazione con le più grandi griffes: Armani –Rubelli casa, il binomio Santoni /Rubelli, Pal Zileri/ Rubelli, con lo zaino“Tadzio” voluto da Rocco Jannone , stlista che unisce a un gusto eccezionale una grande cultura della moda in occasione dei recenti “Saloni”.
La casa ha un carattere : secondo Victor Hugo ha il nostro carattere. Il mondo della casa, che Le Corbusier considera “una macchina per abitare” , oggi in parte penalizzato dall’era nomade in atto in cui l’andare è più apprezzato dello stare, resta tra i capisaldi dell’umanesimo, di quella cultura dell’intimità che Ludovico Ariosto esalta con le parole poste a lapide in quella che fu la sua casa a Ferrara: “piccola, ma sufficiente per me e non soggetta a nessuno; decorosa: e comprata con denaro mio”.
Nell’antico Palazzo Rubelli che da oggi ospiterà la nuova show room , si racconta la storia di una famiglia, di una dinastia del tessuto, di un successo internazionale mai disgiunto dalla fede alle proprie radici.
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Il Gazzettino