Che sia un'emergenza non c'è ombra di dubbio. Emergenza...
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L'emergenza va affrontata con senso di responsabilità da tutti i Paesi europei: vanno approntati campi profughi, strutture in grado di garantire assistenza e aiuto ai migranti, perché soltanto in questo modo è possibile ridurre al minimo l'impatto e anche i disagi per la popolazione residente. Le altre proposte sono pura demagogia.
Al contempo serve una seria politica per i Paesi più poveri: per decenni l'Occidente ha fatto finta di nulla, si è disinteressato quasi totalmente della questione, dell'enorme divario socio-economico esistente, e dei rischi ad esso connessi. Anzi, ha sfruttato (e continua a farlo) le ricchezze e la manodopera delle aree più depresse del mondo. Ma la televisione prima e la Rete poi, hanno accorciato le distanze tra i due mondi, e ora è inevitabile che le persone in difficoltà cerchino di spostarsi alla ricerca di qualche opportunità di salvezza. Per rallentare il fenomeno, per fermarlo, è necessaria una sorta di Piano Marshal per l'immigrazione, ha suggerito in un'interessante intervista di Fabio Gambaro su Repubblica l'antopologo Marc Augé, autore di numerosi saggi tra cui "Le Nuove paure" e "L'antopologo e il mondo globale", ispirandosi al piano di aiuti con cui gli Usa sostennero la ripresa dell'Europa dopo la seconda guerra mondiale. Serve una politica globale di cui gli stati più ricchi dell'Europa devono farsi promotori. "Un'Europa senza solidarietà è un'Europa che non ha più senso", spiega Augé, ricordando che, in ogni caso, oltre che essere normale e doverosa, la solidarietà è anche vantaggiosa. Per concludere lanciando un appello: "I politici dovrebbero assumersi le loro responsabilità, invece di correre dietro all'opinione pubblica".
Il Gazzettino