Finalmente un’ottima notizia per le donne in menopausa (e per gli uomini che le amano). Ad aprile anche le italiane avranno a disposizione una terapia sicura per la mammella...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Perché il bazedoxifene riesce in questo compito protettivo? E’ un “cugino” del tamoxifen, farmaco noto alle donne perché usato per prevenire sia il tumore al seno, sia sue eventuali recidive dopo una prima diagnosi. Entrambi sono “modulatori selettivi del recettore estrogenico”. Il Bzd è molto interessante perché, diversamente dal tamoxifen, oltre alla mammella protegge anche l’endometrio, che è la mucosa interna dell’utero. Per questo è stato scelto. Attenzione: che cosa vuol dire “terapia sicura”? Che il rischio basale di tumore al seno e all’utero che ogni donna ha di suo resta invariato, ossia non aumenta a causa della terapia. In altre parole, nell’arco della vita ogni donna ha un rischio “basale”, quello che abbiamo per destino genetico, di avere un tumore al seno, di circa il 10% (dieci donne su cento avranno dunque e comunque un tumore al seno). Questo rischio basale aumenta nella donna che ha il seno “denso”, ossia più ricco di cellule; se non ha avuto figli o non li ha allattati, se ha avuto pubertà precoce e una menopausa tardiva. E aumenta anche se fuma, se beve, se è sovrappeso, ancor più se è francamente obesa. Infine, il rischio aumenta, di poco, se la donna ha fatto una terapia ormonale classica, con estrogeni e progesterone o progestinici: 8 donne su 10mila (0,08%) curate con terapie ormonali oltre i 5 anni avranno un tumore al seno. Ecco: queste 8 su 10mila in più (rispetto al rischio basale) non lo avranno se assumono questa combinazione Ec/Bzd.
A chi è indicata questa terapia? Alle donne in menopausa da almeno 12 mesi, ossia un anno dopo l’ultimo ciclo mestruale; che hanno sintomi (vampate di calore, sudorazioni notturne, insonnia, secchezza vaginale, disturbi sessuali) e segni (osteopenia/osteoporosi) di carenza estrogenica; e che hanno l’utero. Precisazione importante: nelle donne senza utero, dopo asportazione per fibromi, emorragie o prolasso, l’uso dei soli estrogeni per curare i sintomi menopausali riduce significativamente il rischio di tumori al seno. Purtroppo questo dato molto confortante, scientificamente provato da oltre 10 anni, è stato poco recepito. Eppure quel 20-25% (a seconda delle regioni) di donne italiane senza utero potrebbe assumere gli estrogeni in piena tranquillità e vivere (più) felice. E invece, solo il 3% delle italiane fa le terapie ormonali dopo la menopausa. Finalmente c’è questa opportunità di usare la combinazione Ec/Bzd. Ne trarranno particolare beneficio anche le donne che non tollerano il progesterone o i progestinici delle terapie ormonali “classiche”, perché lamentano gonfiore/ dolore al seno, e/o che hanno il seno “denso”. Questi dati sono stati presentati al 17° World Congress of Gynecological Endocrinology tenutosi a Firenze la scorsa settimana. Ora aspetto di poter usare questa nuova combinazione nella vita reale, per vedere per chi sia il “vestito su misura”, dopo la menopausa. Sia come prima scelta, sia come opzione dopo anni di cure classiche per continuare a stare bene con una terapia che ridà finalmente fiducia sulla sicurezza. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino