Vi sono collezioni sulle quali è bene ritornare a mente libera, lontano dal vento delle passerelle che si susseguono impedendo a volte di cogliere l’essenza...
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Su quest’onda di nostalgia letteraria, Maria Grazia Chiuri ha riportato Dior nel cuore della Francia, sulla spianata di Les Invalides – all’ombra di Napoleone che vi è sepolto - per proporre una collezione tutta suggerita da emozioni che la stilista ha raccolto sfogliando appunti, soffermandosi su segni, tracciati, parole. Dior amava dare dei nomi ai suoi abiti: “mi sono raccolta intorno a un nome come “abbandono” – ha voluto precisare la stilista - perché è una sensazione che ogni donna prima o poi prova, ed è stato emozionante dargli forma di abito, così come mi ha dato spunti intensi “diabolique” perché anche questo è un diavoletto che prima o poi ad ogni donna suggerisce atteggiamenti, decisioni, mood .“
Non a caso il “new-diabolique” Dior 2017-18 è un abito nero con interno rosso.
Tigri, leoni, giraffe, aquile, zebre di cartapesta che la regia della sfilata faceva spuntare dalla vegetazione esotica evocante l’idea della donna esploratrice icona di questa collezione, sembravano scortare le modelle in abiti inediti, lunghi, quasi severi, realizzati con quel gioco caro a Dior che rendeva i tessuti maschili iperfemminili, sensuali. Nero, grigio, rosso e kaki i colori impiegati per soprabiti “new look” raccolti in vita , ampi, sbiechi, con revers stondati. Tailleurs new look , spinati, pied-de-poule, tweed, in versione lunga sempre con tessuti soffici e caldi, morbidi ; vestiti da sera come grembiuli superlussuosi in lievissimo cachemire cadente dall’ampiezza trattenuta sempre da cinture che segnano il punto vita Dior.
Con trucco naturale, trasparente, Maria Grazia Chiuri, “Freya Stark” del terzo Millennio, sfida l’eleganza con una moda bellissima e colta. E il viaggio fantastico di Dior continua, non sappiamo verso quali nuovi lidi.
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Il Gazzettino