Il camper di Virzì resta presto senza benzina

Il camper di Virzì resta presto senza benzina
Probabilmente ci si fa l’idea che sia sufficiente prendere un qualsiasi mezzo di trasporto negli Stati Uniti, mettersi...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Probabilmente ci si fa l’idea che sia sufficiente prendere un qualsiasi mezzo di trasporto negli Stati Uniti, mettersi in strada, filmare un po’ di paesaggio, raccontare una storia strampalata o strappalacrime per avere un road movie che spieghi un Paese così complicato e complesso. Ora questa è una cosa che è riuscita a pochi registi del Vecchio Continente: a Wim Wenders sicuramente sì, ma d’altronde la sua esperienza artistica aveva sempre un mostrato di essere fortemente affascinata dal cinema americano e di conoscere le regole che governano quei film che raccontano la strada, con quella trilogia dove “Nel corso del tempo” era il bagliore più significativo. Così poi arrivarono tante tappe, da “Paris, Texas” fino a “Non bussare alla mia porta” e, pur perdendo il suo carisma iniziale, il regista ha continuato a girare per l’America (e il mondo) definendo un percorso interessante, spalancato su una sua personale visione di quell’ambiente affascinante e ostile al tempo stesso.
Non si può dire altrettanto delle recenti esperienze di registi italiani. Nella trappola c’era caduto qualche tempo fa Paolo Sorrentino che con “This must be the place” si è accontentato di girovagare e fare un po’ di solita giostra estetica. E adesso a Paolo Virzì è capitata più o meno la stessa cosa, mancando la forza di accompagnare il senso del viaggio interiore dei due anziani con un mondo che non rappresenti solo uno sfondo anonimo o banalmente turistico, nel quale bisognerebbe accontentarsi al massimo di un comizietto pro Trump o le comande in una delle tante stazioni di ristoro lungo la strada.
La delusione per “Ella & John – The leisure seeker” (quest’ultimo è il nome del veicolo sul quale Helen Mirren e Donald Sutherland viaggiano) è sensibile. Virzì va per la prima volta in America prendendo un romanzo di Michael Zadoorian sulla bizzarra scelta di due vecchietti di salire sul loro vecchio camper, gettando nel dramma i propri figli, per arrivare a Key West e visitare la casa di Ernest Hemingway, perché lui è un professore e ama alla follia lo scrittore di “Addio alle armi” (e nel film non c’è un momento in cui non lo si ripete). Entrambi sono malati e lui ha anche vuoti improvvisi di memoria, ma decidono di andare alla riscoperta di quei viaggi che li avevano resi felici negli anni ’70 (colonna sonora ad hoc, da Carole King in apertura a Janis Joplin in chiusura) e che ora rivivono attraverso le diapositive (certo mostrarlo tre volte è un po’ troppo).

Qui però non c’è una “pazza gioia” americana e non solo perché manca lo spirito anarchico del film precedente. Va almeno detto che i due attori sono magistrali e che dopo mezz’oretta, quando il film resta già senza benzina, diventano l’unica ragione per cui valga la pena di seguire questo road movie, che lascia sfocata l’America, i suoi paesaggi, la sua vita.

Stelle: 2
 
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino