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Depenalizzare un tale comportamento - seppure al di sotto di una soglia minima - ha un significato ben preciso nella lotta all'evasione fiscale: significa, per l'ennesima volta, autorizzare le persone senza scrupoli a farsi beffe delle regole. Garantire l'impunità sotto la soglia del 3 per cento pare una cosa da poco: in realtà una scelta di questo tipo costituirebbe un salvacondotto per le grandi aziende, autorizzate dalla legge ad accantonare fondi neri per milioni di euro all'anno. E' soprendente che, dopo aver lanciato grandi proclami sulla tolleranza zero all'evasione fiscale il Governo Renzi abbia proposto una norma di questo tipo. Salvo poi rimangiarsela (almeno stando alle dichiarazioni del premier) non appena scoperta e denunciata dai media. Il tutto senza fornire spiegazioni né dei motivi che avevano spinto ad adottare tale misura, nè di quelli che ora hanno indotto il Governo a fare marcia indietro. Che tristezza! In attesa di una rivoluzione culturale che conduca gli Italiani a considerare un dovere civico il pagamento delle tasse, la strada delle sanzioni agli evasori non può essere abbandonata. Anzi, la severità è essenziale e la sanzione penale deve essere affiancata dalla confisca per equivalente dei beni dell'evasori, come peraltro previsto dalla legge ma non sempre messo in pratica. Contestualmente lo Stato deve ridurre il livello di tassazione e finirla di trattare il cittadino alla stregua di un suddito. La cosa da evitare è quella di far finta di essere severi, annunciando misure capitali, per poi lasciare che tutti (o almeno i più ricchi e potenti) facciano ciò che meglio credono. In questo modo l'evasione fiscale non sarà mai sconfitta.
Il Gazzettino