“...Era orgogliosa delle sue mani”: è la battuta per me più significativa di tutto il libro che Gaetano Castellini Curiel ha dedicato alla...
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Scrittura piacevolissima per questo libro (ediz. Le Lettere) che non ti abbandona un minuto tenendoti attaccato alla pagine dove aspetti di scoprire quali sotterfugi, quali trabocchetti mette in opera la fuggiasca per salvare la vita. Ma in tutto questo c’è l’ombreggiare di aghi, filo, forbici, fogli di giornali usati da Gigliola per cartamodelli , foglietti con tracciati rapidi di schizzi a matita ai quali la futura regina della moda milanese affidava le sue speranze , il suo amore per la sartoria, la sua fantasia bizzarra e incontenibile che chiedeva solo tessuti da toccare, da manipolare, ai quali consegnare quelle mani orgogliose. E proprio quelle mani hanno garantito a Gigliola Curiel la vita e il successo conseguito dopo la fine del conflitto che la conobbe come “la sarta della Milano bene”, la beniamina dei grandi marchi internazionali, la donna bellissima contesa , la regina dell’eleganza applaudita per gli abiti che hanno contribuito a rendere indimenticabili le prime della Scala.
Un libro questo di suo nipote Gaetano dettato dalla stima che sa diventare affetto, un racconto che, preciso nei dettagli, spiega il successo che in seguito, e oggi più che mai, ha riscosso anche la figlia , Raffaella Curiel che al nome della madre (trasmesso anche a sua figlia Gigliola Castellini Curiel ) ha dedicato la riproposta di intere collezioni risultate ancora attualissime e preziose.
“...Ho fatto una tac al Policlinico: ho un tumore alla gola” . Alcune foglie si erano staccate dagli alberi e ora vorticavano nel vento. “...Le ragazze alzarono la testa, Maria posò il libro pronta ad alzarsi. La piccola Gabriella corse verso la madre. “Non è niente...Ce la farò anche questa volta... “ Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino