Un buon rapporto tra medico e paziente riduce la vulnerabilità al dolore. Lo conferma un nuovo studio della Associazione italiana di oncologia medica (Aiom). È vero...
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Il potersi fidare e affidare contrasta la disperazione, anche nei momenti ultimi: «Dottoressa, lei che mi vuole bene mi lasci morire…». È duro e difficile anche per il medico accettare la morte di una paziente seguita per anni con amore e dedizione, con affetto profondo e ricambiato. Aggiunge un’altra paziente anziana: «Mi sono risvegliata dall’anestesia e il chirurgo, di cui mi fidavo molto, mi ha detto che tutto era andato bene. Dallo sguardo, dal sorriso e dalla voce ho sentito che era vero, che non erano parole di circostanza. Ho sentito un’ondata di sollievo. Mi sono riaddormentata per dieci ore. Ho sognato che ero bambina e correvo felice sotto il sole, in campagna. Tutti i medici dovrebbero fare così». Ci sentiamo più leggeri quando una diagnosi viene spiegata indicando chiaramente le soluzioni, anche impegnative, con capacità di far sentire la positività del percorso e degli esiti.
Un aspetto sottile e potente che ogni buon medico sa gestire con sensibilità riguarda infatti il ruolo paterno e materno intrinseci a questa professione. Sono ruoli indipendenti dal genere del medico (anche se l’essere uomo o donna può rendere più facile l’esprimere l’uno o l’altro aspetto). Il ruolo paterno è attivo quando il medico dà regole e prescrizioni, fa interventi diagnostici o opera chirurgicamente. Il ruolo materno è attivo quando il medico si prende cura anche dei sentimenti, delle emozioni, delle paure e delle ansie del/la paziente. Quando si prende il tempo per guardare negli occhi cercando un contatto d’anima, quando stringe la mano, quando accarezza con gentilezza un volto spaventato, quando fa sentire al/la paziente che sta curando una persona che soffre, e a cui tiene, non un corpo o un organo malato. Ammalati, riemerge in noi il bambino solo e spaventato che cerca conforto.
Formare medici competenti e umani, questo dovrebbe essere l’obiettivo principe dell’università e del ministero della salute. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino