Caso Cospito, la politica scarica sulla magistratura la soluzione

Caso Cospito, la politica scarica sulla magistratura la soluzione
La politica si trova all'angolo e, non sapendo come uscirne, ha scaricato sulla magistratura la soluzione dello spinoso caso di Alfredo Cospito, il militante anarchico...

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La politica si trova all'angolo e, non sapendo come uscirne, ha scaricato sulla magistratura la soluzione dello spinoso caso di Alfredo Cospito, il militante anarchico insurrezionalista a cui è stato imposto il regime di "carcere duro", ai sensi dell'articolo 41 bis dell'Ordinamento penitenziario, mentre sta scontando le condanne a 10 anni e 8 mesi di reclusione per la gambizzazione di un dirigente di Ansaldo Nucleare e a 20 anni per l'attentato del 2006 contro la scuola allievi carabinieri di Fossano.

È stata l'allora ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ad imporre il "41 bis" a Cospito, il 4 maggio 2022, sostenendo che dal carcere continuava a mantenere i contatti con i sodali, istigando alla commissione di altri reati. Da allora la situazione si è complicata sempre di più, tra polemiche, manifestazioni e sottovalutazioni, fino ad arrivare allo sciopero della fame iniziata lo scorso ottobre, che ha trasformato il militante anarchico in un simbolo, una bandiera di chi vorrebbe l'abolizione del "carcere duro".

Il governo non può fare marcia indietro, non può revocare il "41 bis" a Cospito senza perdere la faccia, senza dare l'impressione che lo Stato sia costretto a cedere di fronte a minacce e ricatti. E il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha confermato il "carcere duro" per il militante anarchico, anche se in questo momento concreti motivi (di pericolosità) per mantenerlo si fa fatica a vederne.

E così, ancora una volta, sono i magistrati tanto disprezzati da parte della politica a dover togliere le castagne dal fuoco. La Cassazione affronterà la questione il 24 febbraio, nel corso di un'udienza che è stata anticipata proprio alla luce della delicatezza del caso, e del rischio che nel frattempo Cospito possa morire, con problemi  non solo di natura etica, ma di ordine pubblico per ciò che potrebbe accadere dopo quello che viene ormai sbandierato come il "sacrificio di un martire".

Ad aprire il primo spiraglio di soluzione è stato il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, che nel parere trasmesso a Nordio, all'inizio di marzo, aveva citato la possibilità di trasferire l'anarchico in Alta Sicurezza, ritenendo sufficienti le limitazioni previste da questo regime penitenziario, meno restrittivo del "41 bis", ma già applicato a tanti detenuti con risultati positivi. Proposta non ascoltata dal ministro.

L'11 febbraio il sostituto procuratore generale presso la Cassazione, Piero Gaeta, in vista dell'udienza del 24, ha depositato una richiesta di annullamento del 41 bis per Cospito, considerandolo non più attuale.

La politica tira già un sospiro di sollievo: la decisione, qualsiasi essa sia, porterà la firma dei giudici di Cassazione.

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Il Gazzettino