Cannes 70, giorno 12. Vince "The square" Un Palmarès quasi sensato, nella mediocrità

Cannes 70, giorno 12. Vince "The square" Un Palmarès quasi sensato, nella mediocrità
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Di fronte al Concorso più desolante e mediocre probabilmente degli ultimi vent’anni e forse più,
paradossalmente il rischio della Giuria di prendere cantonate vistose era praticamente nullo: qualsiasi verdetto sarebbe stato difficilmente attaccabile. Però a parte qualche stupidaggine, come la sceneggiatura al film di Lynne Ramsay che ha troppo di tutto tranne quello, il resto si può tranquillamente liquidare come sensato.
Dunque la Palma d’oro del 70° festival va allo svedese Ruben Östlund per il film “The square”, comunque tra i migliori nell’assoluta modestia, quadro sarcastico e acido, surreale e minimalista di una società dove tutto sta diventando incomprensibile, arte compresa. Non un film per un pubblico facile, ma che potrà farsi apprezzare dagli appassionati di un cinema colto e intellettuale.
Grand Prix al francese “120 battements par minute” di Robin Campillo, in realtà la Palma più pronosticata, storia tragica tra due attivisti gay ai tempi (anni ’90) dell’Aids, all’interno del movimento di protesta dell’Act-Up, contro l’indifferenza delle istituzioni. Un film sincero ma anche convenzionale: non è “Milk” per intenderci. Entrambi i film saranno distribuiti in Italia da Teodora.
Ci sta il premio per la regia a Sofia Coppola (assente alla premiazione) per il remake di “The beguiled”, commedia nera di impaginazione elegante, come il premio della Giuria al russo Andrey Zvyagintsev per “Nelyuboy”, film cupo, metafora della Russia d’oggi. Scontato e meritato a Diane Kruger per “Aus dem nichts”, dolore e vendetta di una donna che ha visto morire marito e figlio in un attentato, con un finale assai controverso; accettabile (ma c’era di meglio) quello a Joaquin Phoenix (che ci ha messo un po’ a capire che aveva vinto…) per il film di Lynne Ramsay (doppio premio quindi, a un film presuntuoso come pochi altri) “You were never really here”, dove fa lo psicopatico squilibrato, ruolo a lui congeniale. Il film ha dovuto dividere il premio alla sceneggiatura con “The killing of the sacred deer” dello scostante greco Yorgos Lanthimos, altra opera vendicativa.
Infine un premio speciale proprio per il 70° anniversario è andato a Nicole Kidman, si direbbe soprattutto per la sua ingombrante presenza a Cannes, dove era presente in ben 4 lavori: in qualche modo bisognava ringraziarla. 

Chiuso questo festival, ostaggio probabile dell’industria e sbarellato dalla disorganizzazione caotica per la sicurezza, ora tocca a Venezia, che dopo le debolezze di Berlino e Cannes ha l’occasione per dare un distacco significativo a tutti.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino