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Lo scorso mese di novembre Il Governo Meloni ha approvato un nuovo “decreto sicurezza” che, tra le altre cose, prevede l'inasprimento delle pene per il reato di blocco stradale.
Una norma introdotta per cercare di porre freno alle sempre più numerose proteste, molte delle quali recentemente organizzate dagli ambientalisti.
C'è chi ha protestato, ritenendo che la "stretta" possa trasformarsi in una limitazione del diritto a manifestare, ma il Governo ha difeso la misura, spiegando che paralizzare il traffico non c'entra con il diritto a protestare.
Ora, a soli due mesi dall'annunciato pugno di ferro, di fronte al primo importante blocco stradale verificatosi, un ministro dello stesso Governo, Francesco Lollobrigida, responsabile dell'Agricoltura, si è dichiarato al fianco di chi ha protestato paralizzando un casello autostradale: "Sono con gli agricoltori", ha affermato.
Quello di due mesi fa è il secondo "pugno di ferro" varato negli ultimi anni contro i blocchi stradali: nel 2018 era stato un altro ministro, Matteo Salvini, a proporlo. In quell'occasione, annullando la precedente depenalizzazione, fu nuovamente trasformata in reato la fattispecie più grave, ovvero il blocco realizzato al fine di impedire od ostacolare la libera circolazione deponendo o abbandonando "congegni o altri oggetti di qualsiasi specie in una strada ordinaria o ferrata".
Lo stesso Salvini, poco tempo più tardi, passato all'opposizione, si schierò a difesa di portuali e no vax denunciati per aver organizzato manifestazioni che avevano paralizzato il traffico.
Ma forse il blocco stradale non è un reato grave per tutti Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino