La sfida acustica di Angelo Branduardi lo sguardo al passato che continua ad affascinare

Il concerto di Angelo Branduardi al teatro Corso di Mestre
Ascoltata oggi, puo’ sembrare ancora molto lontana la musica di Angelo Branduardi. Suoni e melodie, diciamo, che sanno di altre epoche alle quali si affianca un canto...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ascoltata oggi, puo’ sembrare ancora molto lontana la musica di Angelo Branduardi. Suoni e melodie, diciamo, che sanno di altre epoche alle quali si affianca un canto ispirato, ma comunque del passato. Detto questo va però rimarcato che anche nell’applaudito concerto al teatro Corso di Mestre il violinista ha saputo catturare l’attenzione del pubblico, rimescolando le carte della sua produzione con un occhio di riguardo verso i brani meno conosciuti. È stato il caso, ad esempio, de “La giostra” che Branduardi non aveva mai eseguito dal vivo e che si è rivelata una bella sorpresa. Ma se nella sua proposta compaiono “Il cantico della creature”, “Il dono del cervo” più gli immancabili classici, a partire dalle “Confessioni di un malandrino” che era anche il titolo della serata, significa che certe composizioni non hanno smesso di incantare. 

Affiancato dall’ottimo pianista Fabio Valdemarin, Branduardi si è cimentato prevalentemente al violino, sottolineando, con la giusta convinzione, che questo concerto interamente acustico e con la formula del duo, non solo è un progetto anomalo e coraggioso, ma vuole appositamente distanziarsi dalla musica d’impatto che l’artista ha in più occasioni criticato. E qui ognuno può vederla come meglio crede confrontando le varie proposte della scena attuale. Quel che è certo è che i suoi cavalli di battaglia sono ancora apprezzati e che la sua voglia di stare sul palco (basti pensare alla “Pulce d’acqua”) rimane davvero molto forte, anche se la voce in certi passaggi non è più quella di un tempo. 
Poi c’è l’aspetto più confidenziale, quello soprattutto della prima fase del concerto, dove il musicista è capace di passare, con il suo stile, dalla narrazione di San Francesco all’ultima lettera di Che Guevara, definendosi uomo di pace e non pacifista quando commenta i drammatici fatti di questi mesi. 

Anche questo tipo di approccio (intimista, diretto e stimolante), si piazza a chilometri di distanza dalla “musica d’impatto”. Anzi, certi arrangiamenti e la scelta di riproporre “Lord Franklin” portata al successo dall’indimenticabile John Renbourn, ne vogliono marcare le vistose lontananze.
E le evidenti incompatibilità. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino