68 Berlinale, giorno 3. Bispuri non convince ma il resto della giornata è altrettanto opaco

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FIGLIA MIA di Laura Bispuri (Concorso) – Sardegna. Vittoria, una bambina di 10 anni, scopre che Tina non è la sua madre genetica. Così inizia a frequentare Angelica, la sua vera genitrice, rimanendone attratta. Dividendosi tra le due realtà, fa scoppiare attriti e contrapposizioni tra le due donne. Dopo “Vergine giurata”, suo film d’esordio, Laura Bispuri torna a Berlino ma il risultato non cambia. Il film è debole, sorretto male da una sceneggiatura zoppicante, in piani-sequenza che riproducono sostanzialmente uno sviluppo situazionistico, con momenti poco credibili, come la scena in cui la Golino porta la bambina davanti alla madre naturale mentre si dà da fare in un rapporto orale. Gli snodi del racconto e il trauma infantile sono vissuti spesso con molta leggerezza, mentre i personaggi, contrariamente alle intenzioni, riproducono stereotipi consolidati: una tutta casa e chiesa, l’altra tutta pazzia e alcova. E mentre il paesaggio resta abbastanza sullo sfondo, Golino e Rohrwacher si sforzano di rendere attendibili i loro personaggi, ma anche qui la difficoltà è evidente. Voto: 5.
THE REAL ESTATE di Axel Petersén e Måns Månsson (Concorso)
– Ereditando dal padre defunto anche una palazzina in centro Stoccolma, la matura Nojet intende sbarazzarsi dell’edificio, ma deve prima sgombrare diversi inquilini che a vario titolo, tutt’altro che legale, vi risiedono. Più che un film anarchico un autentico delirio, che imprigiona la storia con primi piani ravvicinati, fuori fuoco continui come a non poter cogliere la dimensione del reale. Tra situazioni grottesche e musica martellante, arrivano anche fucili e incendi, per porre fine alla questione. A suo modo perfino coerente, ma davvero un’opera che non riesce a trovare un senso nemmeno nella provocazione stilistica. Voto: 3.
LA PRIERE di Cédric Khan (Concorso)
– Un giovane tossicodipendente raggiunge una counità in mezzo alle montagne per disintossicardi, dove la preghiera dovrebbe garantire il ritorno alla normalità. Khan non trova il giusto coraggio per affrontare un tema scorbutico e le sue implicazioni più ambigue, come la religione ossessiva in forma di ulteriore, possibile droga. Scegliendo sempre la soluzione più facile, la storia di Thomas ha i segni contraddittori di una redenzione complessa, che il ragazzo troverà soltanto alla fine tra le braccia dell’unica ragazza dalla quale si sentre probabilmente amato. Buone le intenzioni, non altrettanto la resa. Voto: 6.

THE SILENT REVOLUTION di Lars Kraume (Special)
– Poco prima della costruzione del Muro, a ridosso della rivolta ungherese contro l’invasione sovietica, un gruppo di alunni di Stalinstadt protestano in classe con un minuto di silenzio per la morte dei rivoltosi antisovietici. Il ministero aprirà un’inchiesa, espellendo i ragazzi dall’Istituto, ma molti di loro riusciranno a trasferirsi in tempo a Ovest. Un film fin troppo convenzionale, con ritmo e stile da fiction televisiva. Citazione scolastica in tutti in sensi, de “L’attimo fuggente”. Sostanzialmente inutile. Voto: 5.

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Il Gazzettino