35° Torino Film Festival /5 ​Noi, Loro e le parole che usiamo

35° Torino Film Festival /5 Noi, Loro e le parole che usiamo
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THEY di Anahita Ghazvinizadeh (Concorso) – J è un ragazzo/a che all’età di 14 anni si sta chiedendo quale sia la sua vera natura. Per questo è “They”, loro, identificandosi ora con l’uno o con l’altro genere. Esordio per una regista iraniana, prodotto da Jane Campion, nella traccia di un cinema di corpi in cerca di una propria anima, dominato dal fuorifuoco come incertezza della visione e dell’identità, minimalista e silenzioso, fatto di piccoli gesti quotidiani e una rarefazione che affascina. Ma anche un’opera fragile al pari del proprio protagonista. Voto: 6,5.

À VOIX HAUTE di Stéphane De Freitas (Concorso)
– All’Università di Saint-Denis, periferia di Parigi, ogni anno si tiene un concorso dove gli studenti si misurano nell’arte dell’orazione. Il film segue il cammino della preparazione e della gara. A De Freitas riesce l’impresa di rappresentare la parola, il linguaggio come strumento principe della comunicazione. Lo fa con un’intensità inattesa, dove i dialoghi si fanno immagine, la forza della voce ritmo e azione, in uno scenario di corpi e gesti che si esaltano esprimendosi in uno spettacolo vero e proprio. Un film sorprendente, originale e coerente. Voto: 7,5.
UN BEAU SOLEIL INTERIEUR di Claire Denis (Festa mobile)
– Una donna parigina (Binoche) divide il proprio corpo con diversi partner, cercando una ragione alla propria esistenza. Un film sfaccettato, dove il depistaggio dei corpi e dei sentimenti regge, con la consueta grazia intellettuale, l’ennesimo scandaglio della Denis sul comportamento umano. Colpo di coda notevole con l’ingresso di un Depardieu, con un quasi monologo da millantatore di oroscopi. E con un’apparizione di Valeria Bruni Tedeschi, che lascia il segno. Voto: 7.

 
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Il Gazzettino