Tigri e leoni, liberati dalle gabbie del circo, sfiorano per la prima volta l'erba: le immagini toccanti

Buona parte della loro vita l'avevano passata nelle piccole gabbie del circo. Anni trascorsi a dare spettacolo per far divertire il pubblico pagante. Poi, finalmente, è...

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Buona parte della loro vita l'avevano passata nelle piccole gabbie del circo. Anni trascorsi a dare spettacolo per far divertire il pubblico pagante. Poi, finalmente, è arrivata la libertà. Così, per 12 tigri e 5 leoni, è iniziata una nuova vita. Tutto era iniziato un anno e mezzo fa quando, grazie al lavoro incessante di Animal Defenders International (ADI) l'organizzazione no-profit animalista che, dal 1990, si occupa di salvaguardia animale, era iniziata una "battaglia" con il governo del Guatemala cui si chiedeva un maggiore impegno per far rispettare il divieto di sfruttamento degli animali nel circo, normativa in vigore dal 2018.

 


Così, dopo una serie di interventi e le continue denunce che, pervenute da più parti, avevano dimostrato lo stato di molti degli animali detenuti nei circhi, si era arrivati al sequestro e all'affidamento di alcuni esemplari all'organizzazìone che, da quel momento, si era attivata per trovare loro, una collocazione adatta. E allora eccoci arrivati a 21 gennaio scorso quando, dopo un viaggio infinito, i felini sono finalmente arrivati in Sudafrica dove, dopo l'atterraggio a Johannesburg, erano attesi al Wildlife Sanctuary di ADI.

L'entusiasmo per la definitiva liberazione, come illustrato dalle toccanti immagini che, diffuse da ADI, proponiamo, è stato tangibile. Tra i primi ad uscire dalle gabbie usate per il delicato trasporto, Tarzan e Tanya, Max e Stripes e poi Sasha e Kumal e poi, ancora, tutti gli altri. Indecisi sul da farsi e comprensibilmente spaesati, per alcuni di loro, persino lo stesso contatto delle zampe sull'erba è stata una emozionante novità, si sono inoltrati in quella che sarà la loro nuova casa. Purtroppo, anche a causa della lunga detenzione, non è stato possibile rilasciarli in natura. In ogni caso, di quelle piccole e fredde gabbie rimaste in Guatemala, sembra già essersi perso il ricordo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino