Mirtilli e ribes, business di nicchia
che attira giovani imprenditori
Trenta under 35 già in produzione

Venerdì 29 Aprile 2016 di Maria Elena Mancuso
Davide Crestani al lavoro nella propria azienda agricola biologica che gestisce insieme ai fratelli, puntando anche sui Piccoli frutti

MAROSTICA - Mirtilli, lamponi e ribes. Piccoli frutti dalle grandi qualità, non solo nutrizionali e gastronomiche. Sono loro infatti i protagonisti di un progetto che, nato nel 2014, ha dato lavoro e nuove prospettive a tanti giovani del marosticense. Una trentina, tanti al di sotto dei trentacinque anni, tutti con la voglia di dedicarsi ad un settore, quello agricolo, che sempre più negli ultimi anni sta tornando alla ribalta.

Tra loro, ad esempio, Andrea, tecnico specializzato, che ha deciso di affiancare alla propria attività la coltivazione dei mirtilli, venduti poi al mercato, insieme ai prodotti del padre. O Fabio, che nell’azienda biologica gestita insieme ai fratelli Paolo e Mariangela sulle colline marosticensi, ha deciso di affiancare a ciliegi, ulivi e fichi, anche la produzione di mirtilli. O ancora Romina, giovane imprenditrice agricola che a Molvena ha deciso di puntare anche sui frutti del bosco dando vita a una nuova attività.
 


«L’idea iniziale era proprio quella di creare una nuova opportunità di lavoro» ci spiega Stefano Lovat, agronomo e consulente dell’assessorato alle politiche agricole, che con il consigliere Maria Rita Frison ha realizzato e continua a seguire il progetto “Piccoli frutti”. «Si è cercato così nella tradizione agricola, che oggi ritorna ad affascinare tanti giovani, una risorsa che permettesse l’avvio di un’attività redditizia, a costi contenuti e di facile realizzazione. La scelta è ricaduta quindi proprio sui piccoli frutti che, come dimostrano esperienze di successo già realizzate in altre realtà, hanno proprio le caratteristiche ideali e una grande richiesta di mercato».

Bastano infatti modeste porzioni di terreno, sui mille metri quadri, e un investimento ridotto, per mettere in piedi un’attività che può arrivare a rendere dai due ai tremila euro a raccolto, una o anche due volte l’anno, a seconda della tipologia coltivata.

«La partecipazione alle prime riunioni tenute per spiegare il progetto, è stata tanta ed entusiasta. Molti hanno deciso così di rimboccarsi le maniche e investire tempo, aspettative e denaro in questa attività. Qualcuno ha approfittato dei finanziamenti dell’Unione Europea per le attività giovanili e ha messo su la propria piccola azienda. Altri hanno affiancato questa occupazione alla principale, coinvolgendo magari i familiari, e rendendola una seconda entrata fissa».

A facilitare il tutto l’aiuto dell’amministrazione, che ha provveduto a finanziare le analisi iniziali del terreno su cui sono stati realizzati i frutteti. E, cosa più importante, ha garantito l’acquisto del raccolto, mettendo in contatto i coltivatori fin da subito con la cooperativa trentina Sant’Orsola, una delle più grandi del settore. Un reddito sicuro, quindi, e il sostegno di agronomi specializzati che hanno permesso l’avvio e il corretto sviluppo delle piantagioni.
A completare il quadro, in questi due anni, i tanti incontri che abbiamo continuato ad organizzare per chi aveva già avviato l’attività, e per chi ha deciso di unirsi al progetto strada facendo. Risalgono infatti solo al marzo scorso le ultime richieste fatte da altri giovani del territorio per accedere ai fondi europei, per la realizzazione di nuove aziende agricole che puntano proprio su questo piccolo e redditizio business».

Per illustrare il progetto e i risultati raggiunti in questi anni, per confrontarsi con altre realtà simili e fare un quadro delle prospettive future di questa attività, sabato 30 aprile dalle 9 del mattino, nella sala multimediale dell’Opificio, si terrà il “Primo convegno piccoli frutti”.
Un incontro aperto a tutti per scoprire le incredibili qualità di questi piccoli tesori della terra.

Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 09:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA