Si degrada da solo e è assorbito dal corpo nell'arco di 5 o 7 settimane. Nasce il primo pacemaker "transitorio" che non necessita di rimozione tramite intervento chirurgico.
Liste d'attesa, 21 milioni per recuperare visite e interventi chirurgici
«A volte i pazienti hanno bisogno solo di un pacemaker temporaneo ad esempio in caso di intervento chirurgico a cuore aperto, infarto o abuso di farmaci - afferma Rishi Arora, Northwestern University (Illinois) che ha contribuito allo studio, al 'Times' - Dopo che il cuore del paziente si è stabilizzato, possiamo rimuovere il pacemaker. L'attuale standard di cura prevede l'inserimento di fili che possono anche infettarsi o dare problemi. Mentre ora abbiamo la possibilità di impiantare un pacemaker biocompatibile che non necessita poi di una rimozione fisica. Questa - conclude - è potenzialmente una grande vittoria per chi deve subire un'operazione».