Rugby, Italia-Scozia 31-29: trionfo azzurro all'Olimpico. Vinta la Cuttitta Cup. Meloni festeggia negli spogliatoi. Quesada: «Siamo un gruppo di folli» Highlights

In 70mila allo stadio, 15mila gli scozzesi. Festa grande in piazza Navona - mancava solo la Fir - per l'arrivo in bici dei sostenitori della fondazione di Doddie Weir, una pedalata di 2.700 chilometri anche in memoria di Massimo Cuttitta

Sabato 9 Marzo 2024 di Paolo Ricci Bitti
Rugby, Italia-Scozia 31-29: trionfo azzurro all'Olimpico. Vinta la Cuttitta Cup. Meloni festeggia negli spogliatoi. Quesada: «Siamo un gruppo di folli» Highlights

L'Italia del capitano Michele Lamaro e del ct Gonzalo Quesada è una grande squadra.

Punto. E' una squadra che trionfa all'Olimpico strapieno 31-29 contro la Scozia: l'ultima nella classifica del Sei Nazioni che batte la seconda che è, che era, in corsa per vincere il Torneo. Gli azzurri piangono, ridono, si abbracciano in piedi, a terra, corrono a cercare le fidanzate in tribuna e noi con loro - fidanzate escluse - perché era dal 2013 (4.011 giorni) che qui a Roma non si alzavano i pugni al cielo. La decima squadra al mondo ha battuto la sesta e domani nel ranking mondiale salirà al nono posto scavalcando l'Australia. L'ottavo posto del 2007, miglior piazzamento di sempre, è vicino. Ah, in quell'ottavo posto c'è ora il Galles che sabato prossimo ci aspetta a Cardiff.

La partita

Tre maledetti minuti da giocare, palla alla Scozia, la squadra di geni come Russell e giganti come Van der Merwe, sbarcata a Roma per asfaltare l’Italia per restare in corsa per la vittoria del Sei Nazioni. Tre maledetti minuti per tirare giù quegli indemoniati che, asfissiati dalla pressione degli azzurri, avevano visto via via svanire il castello di certezze in cui si erano baloccati nelle ultime settimane. Agli azzurri, meravigliosamente in testa 31-29, il compito non solo di abbattere gli assi highlander, ma anche di non concedere loro un unico, misero calcio di punizione che vale 3 punti, che vale la vittoria per gli scozzesi. 

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Ebbene è in quei tre maledetti minuti che l’Italia del capitano Lamaro e del neo ct Quesada, nonostante tutte le spie lampeggiassero furiosamente in rosso sul cruscotto, ha trasformato l’impresa in un trionfo. Gli italiani hanno difeso, senza mai commettere errori - e, credeteci, ci vogliono una forza di volontà e una lucidità sovrumane - su 24 fasi, su 24 attacchi degli scozzesi. Un’ondata dopo l’altra, terribile. Però a un certo punto anche il geniale Russell, colui che trova sempre una soluzione per scavalcare le difese, è andato in tilt, non sapeva proprio più che pesci pigliare con quella palla che gli scottava tra le mani e torme di azzurri che lo assediavano da tutte le parti. Un campione così in panne valeva il biglietto che ieri avevano conquistato in 69.689 fedeli di cui 15mila in kilt. Più il premier Giorgia Meloni che segue il Sei Nazioni fin dai tempi del Flaminio: per la prima volta un presidente del consiglio ha visto un match del Torneo scendendo anche gli spogliatoi per fare festa, canti e saltelli, negli spogliatoi. 


La solidità della difesa azzurra, già granitica nello storico pareggio a Lilla, ha di nuovo stupefatto gli avversari ed è un peccato che alla fine del Torneo, Marius Goosen, il tecnico di questo settore, parta per il Giappone. E’ grazie a quelle serie di placcaggi furibondi - il capitano Lamaro come sempre a suonare la carica - che al tè si è arrivati su un lusinghiero 16-22: con tutto l’inferno che aveva scatenato giocando a folle velocità, la Scozia non era insomma riuscita a scavare nemmeno un break, con gli azzurri che anzi si erano subito ripresi dopo le mete incassate nei primi 11 minuti, accorciando grazie a una deliziosa invenzione al piede di Page-Relo schiacciata in meta da Brex. Tre penalty (Garbisi e uno da lunga distanza di Page-Relo, piedi sempre più sorprendenti) hanno ridotto i danni di quella che poteva essere un grandinata. Ebbene, nella ripresa, con Menoncello, Brex (mvp), Vintcent (Vintcent, 3 caps!) devastanti, i campioni scozzesi sono riusciti a segnare una meta solo al 77’: sono 50 minuti a becco asciutto, un record nel record.

Nel frattempo il debuttante Louis Lynagh, 23 anni, nato a Treviso, figlio dell’australiano campione del mondo Michael ieri in tribuna commosso fino al midollo, aveva marcato una meta finissima al 44’ sempre grazie a un grabber di Garbisi. Poi al 57’ il capolavoro: la squadra di fabbri che aveva difeso si è trasfigurata diventando una formazione di eleganti attaccanti all’arrembaggio. Meta di Varney, poi il piazzato della sicurezza ancora di Garbisi per il 31-22 al 72’. L’Olimpico strapieno ha cominciato a trattenere il fiato: qui non si alzavano i pugni al cielo giusto da 11 anni (Irlanda ko) e troppe volte la torta ci era stata sfilata mentre la stavano già addentando. Non ieri: un ultimo placcaggio, gli scozzesi perdono la palla. Trionfo: il capitano Lamaro ha alzato la Cuttitta Cup: da lassù “Mause” ha sorriso.


Paolo Ricci Bitti

Il tabellino

Roma, Stadio Olimpico
GUINNESS SIX NATIONS
Sabato 9 marzo 2024 | kick-off ore 15:15
ITALIA v SCOZIA 31-29 (p.t. 16-22)

Marcatori: PT 1’ c.p. Garbisi (3-0); 6’ m. Fagerson, t. Russell (3-7); 11’ m. Steyn, t. Russell (3-14); 14’ m. Brex, t. Garbisi (10-14); 24’ Russell (10-17); 28’ m. Schoeman, n.t. (10-22); 34’ c.p. Garbisi (13-22); 39’ c.p. Page-Relo (16-22). ST 44’ m. Lynagh, n.t. (21-22); 58’ m. Varney, t. Garbisi (28-22); 73’ c.p. Garbisi (31-22); 79’ m. Skinner, t. Russell (31-29)

3Italia: 15 Ange Capuozzo, 14 Louis Lynagh (70’ Federico Mori), 13 Juan Ignacio Brex, 12 Tommaso Menoncello (79’ Leonardo Marin), 11 Monty Ioane, 10 Paolo Garbisi, 9 Martin Page-Relo (50’ Stephen Varney), 8 Ross Vintcent, 7 Michele Lamaro (c), 6 Sebastian Negri (58’ Lorenzo Cannone), 5 Federico Ruzza, 4 Niccolò Cannone (72’ Andrea Zambonin), 3 Simone Ferrari (50’ Giosuè Zilocchi), 2 Giacomo Nicotera (50’ Gianmarco Lucchesi), 1 Danilo Fischetti (58’ Mirco Spagnolo)
A disposizione: 16 Gianmarco Lucchesi, 17 Mirco Spagnolo, 18 Giosuè Zilocchi, 19 Andrea Zambonin, 20 Lorenzo Cannone, 21 Stephen Varney, 22 Leonardo Marin, 23 Federico Mori

Head Coach: Gonzalo Quesada

Scozia: 15 Blair Kinghorn, 14 Kyle Steyn, 13 Huw Jones, 12 Cameron Redpath, 11 Duhan van der Merwe, 10 Finn Russell (cc), 9 George Horne (58’ Ali Price), 8 Jack Dempsey, 7 Rory Darge (70’ Jamie Ritchie) (cc), 6 Andy Christie ((58’ Matt Fagerson), 5 Scott Cummings, 4 Grant Gilchrist (69’ Sam Skinner), 3 Zander Fagerson (69’ Millar-Mills), 2 George Turner (58’ Ewan Ashman), 1 Pierre Schoeman (58’ Alec Hepburn)
A disposizione: 16 Ewan Ashman, 17 Alec Hepburn, 18 Elliot Millar-Mills, 19 Sam Skinner, 20 Jamie Ritchie, 21 Matt Fagerson, 22 Ali Price, 23 Kyle Rowe

Head Coach: Gregor Townsend

Arbitro: Angus Gardner (RA)
Assistenti: Karl Dickson e Adam Leal (RFU)
TMO: Marius van der Westhuizen (SARU)

Calciatori: Garbisi (ITA) 5/6; Russell (SCO) 4/5; Page-Relo 1/1

Player of the Match: Juan Ignacio Brex (ITA)

Note: giornata soleggiata, terreno di gioco in perfette condizioni, , presente in tribuna la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Spettatori 69.800.

La situazione e il quinto turno

Nel quarto turno del Sei Nazioni ieri all’Olimpico Italia-Scozia 31-29 e Inghilterra-Irlanda 23-22; oggi alle 16 Galles-Francia (SkySport, SkyGo e Now Tv).

Classifica: Irlanda 16; Inghilterra 12; Scozia 11; Italia 7; Francia* 6; Galles* 3. * una partita in meno.

Per il quinto e ultimo turno torna il supersabato durante il quale si giocano tutti match: 16 marzo alle 15.15 Galles-Italia, alle 17.45 Irlanda-Scozia, alle 21 Francia-Inghilterra.

Spogliatoi

La cura Quesada: squadra rinata in 69 giorni
«Ho un grande gruppo di giocatori folli»

 Il capitano Michele Lamaro, romano, aveva 15 anni quando l’Italia vinse vinto l’ultima volta all’Olimpico: «Sì, era il 2013 ed ero allo stadio, ricordo tutto di quella vittoria sull’Irlanda». Si invecchia ad attendere i successi azzurri nel Sei Nazioni: 14 vittorie e 2 pareggi in 124 partite in 25 anni, ma adesso «è solo l’inizio», dice il neo ct Gonzalo Quesada, in carica dal 1° gennaio, da 69 giorni. E siccome siamo all’Olimpico, ieri eccitante nel colpo d’occhio, c’è stato chi gli ha ricordato che Daniele De Rossi ci ha messo qualche giorno di meno, ma siamo lì, per risollevare una derelitta Roma. «Ma no, ma no - continua Quesada a dir poco ilare nella modestia - non ho meriti. Le ragioni di questa vittoria vanno cercate nella passione di questo gruppo di giocatori folli che sono stretti da legami fortissimi: la maglia azzurra, l’amore per questo gioco duro e bellissimo, l’affetto per i tifosi».


In realtà qualche merito al ct argentino va assegnato: in poche settimane ha registrato la difesa della nazionale e ha chiesto agli azzurri di essere imprevedibili in attacco. Ha creduto in giovani come Vintcent, l’italosudafricano che consegna le pizze Domino a Exeter, ha dato pieni poteri al regista Paolo Garbisi, ha formato un consiglio di saggi (i veterani del gruppo). «Gonzalo ha dimostrato - dice ancora Lamaro - di avere piena fiducia in questo gruppo che in passato è arrivato spesso a un soffio dalla vittoria. Ora abbiamo “tenuto” con l’Inghilterra, limitato i danni con l’Irlanda, pareggiato per la prima volta in Francia e battuto la Scozia. E non vediamo l’ora di affrontare il Galles sabato prossimo».


Che timido Louis Lynagh: al secondo pallone toccato, il debuttante ha segnato una meta decisiva e poi, aiutato da Capuozzo, ha anche tirato giù il gigantesco Van der Merwe che stava volando verso i pali. «Papà Michael venerdì mi aveva detto solo di essere me stesso, di giocare il “mio” rugby al servizio della squadra, di divertirmi. Devo dire che sono tanto felice quanto frastornato: in due settimane il sogno di giocare nel Sei Nazioni per il paese dove sono nato si è trasformato in realtà. Non ci credo ancora. L’inno di Mameli? Per quello mi ha aiutato mamma Isabella».


Il presidente del consiglio

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha festeggiato con la squadra negli spogliatoi. A Radio Roma Sound ha detto: «Per chi tifa l’Italia è un’emozione particolare e sono contenta di quello che ho provato. Voglio ringraziare questa squadra straordinaria: è il simbolo di un’Italia che vince e che ce la mette tutta. Il rugby è una bellissima metafora della vita e dell’Italia che tutti quanti vogliamo e che cerchiamo di costruire».

L'attesa

 

Riusciranno i nostri eroi a fermare il pericolo pubblico numero 11 e il suo complice, altrettanto letale, il pericolo pubblico numero 10? Accade che la Scozia oggi all’Olimpico pieno come un uovo (69.689 fedeli di cui 15mila in kilt) schieri sia l’ala extralarge Duhan Van der Merwe, che in questo Sei Nazioni ha segnato 5 mete in 3 partite, sia Finn Russell, giusto il migliore mediano di apertura di tutte le contrade di Ovalia. La squadra del ct Townsend, va da sé, è seconda in classifica dietro l'Irlanda ed è ancora in corsa per vincere il Torneo, quindi vuole non solo piegare l’Italia (ultima nel tabellone) ma mira al punto di bonus “offensivo” che premia la marcatura di almeno 4 mete. Diciamola tutta: per gli allibratori l’Italia è condannata a perdere con 21 punti di scarto e scommettere sulla Scozia (che non battiamo dal 2015) non fa vincere in pratica nulla mentre il successo dell’Italia è pagato 5 volte la posta.


Come, solo 5 volte? Sì, mica male rispetto alle 23 previste in Francia dove invece Lamaro e compagni hanno strappato un clamoroso pareggio. «Non guardo mai quelle quote - dice il ct Gonzalo Quesada - ma mi fa piacere se aumenta la considerazione per gli azzurri perché se lo meritano». Come fermare però il regista imprevedibile Russell? Come tagliare i rifornimenti alla pestifera ala VdM? «Beh, abbiamo preparato vari tipi di trappole: in breve vogliamo mettere sempre sotto pressione i mediani scozzesi, non devono mai respirare. Pensiamo di avere i mezzi per farlo. E poi non sprecare alcun possesso, con la palla possiamo essere molto incisivi». In questo scenario vanno salutati i redivivi Lorenzo Cannone (parte dalla panchina) e Negri che portano chili e fosforo nel pack dove pure è confermata, per la sua vivace mobilità, la matricola Vintcent. La linea dei trequarti promette scintille con il debutto dell’italo-australiano-inglese Louis Lynagh, 23 anni, nato a Treviso, figlio della trevigiana Isabella Franchin e del wallaby Michael campione del mondo 1991. Un tipo a cui piace un sacco correre per il campo, insomma il compagno ideale per i mercuriali Capuozzo e Ioane. In mezzo, a placcare (avanzando, è ovvio) e a rilanciare, torna Menoncello piazzato a fianco di Brex. In regia Paolo Garbisi e Page-Relo che dovranno colpire Russell là dove gli fa più male: l’orgoglio. Lo scozzese è così bravo (alla mano, al piede, in tutto) che a volte ama ammirarsi mentre gioca e magari in quei momenti perde il filo. Lo show, insomma, è garantito. 


PLACCAGGI


Per di più in palio c’è la coppa “Massimo Cuttitta” che la Union scozzese ha voluto per onorare il leggendario pilone azzurro,nonché allenatore della mischia del Cardo per 8 anni, portato via dal Covid nel 2021. A porgerla al capitano vittorioso saranno Marcello Cuttitta, fratello di Massimo, e Ben Weir, figlio di Doddie, asso della Scozia morto di Sla nel 2022. In loro memoria ieri pomeriggio sono arrivati in bicicletta a Roma con il pallone del match i sostenitori della fondazione creata da Doddie Weir per raccogliere fondi per la lotta alla Sclerosi laterale amiotrofica: hanno pedalato per 2.700 chilometri da Edimburgo. Che festa in piazza Navona con migliaia di tifosi scozzesi e italiani che cantavano acccompagnati dalla cornamuse: una delle più belle gironate in questi 25 anni di Sei Nazioni nella Capitale. C’era anche l’ambasciatore britannico Edward Llewellyn ad accogliere l'ex capitano della Scozia e Lions Rob Wainwright, l'asso irlandese Gordon D'Arcy, il vicepresidente della federazione scozzese Colin Rigby e l'ex presidente  sempre dell'Union del Cardo, Ian Barr. In piazza Navona mancava solo la Federugby.

DELIRI INSENSATI

Infine, proprio perché lo stadione sarà stracolmo forse è il caso di ricordare che dopo Italia-Inghilterra Stephen Jones, probabilmente il più noto corrispondente di rugby al mondo, ha scritto sul Sunday Times che «il bel pomeriggio all’Olimpico pieno di entusiasmo è stato distrutto dai ruggiti e dai deliri insensati di chi (e qui sfumiamo l’epiteto per carità di patria, ndr) si era impadronito dell’impianto di amplificazione con effetti così terribili che i miei amici che guardavano la televisione a casa si sono lamentati di quella assurda confusione».

Non bastano, in altre parole, i possenti cori di quasi 70mila spettatori? Non bastano la  Banda dell’Esercito Italiano, l'inno cantato da Denis Dallan, già azzurro, e le cornamuse della Roman Pipe Band?

Paolo Ricci Bitti
 

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Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 17:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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