Donna presidente a Brescia:
«E' uno sport per gentleman»

Sabato 4 Ottobre 2014
Donna presidente a Brescia: «E' uno sport per gentleman»
BRESCIA - Bionda, occhi castani, sigaro in bocca. E un grande amore diventato una professione: il rugby. Federica Montanarini, 42 anni, da ieri il nuovo presidente del Rugby Brescia, una donna alla guida di un club del mondo della palla ovale italiana. Raccoglie il testimone da Susanna Vecchi, un tempo presidente del Rovigo e oggi consigliere federale. Altre donne presidenti sono, o sono state, nelle serie minori Loredana Micheli nel Gran Sasso Rugby e Cosetta Falavigna nel Colorno. “Chicca” per gli amici. “Pres” per i suoi ragazzi. «I rugbisti sono gentleman e mi rispettano tutti». Alla squadra ha parlato chiaro: «Io metto la testa e il tempo, voi il cuore. Voglio chiudere tra i primi tre». Imprenditrice nel settore trading, madre di tre figli, Federica Montanarini ha salvato il Rugby Brescia, club fondato nel 1929 e campione d'Italia giusto 40 anni fa, ma che in estate è stato ad un passo dal fallimento.



Solo ieri la Fir ha ufficializzato il passaggio di consegne tra la vecchia e la nuova proprietà con la Junior rugby Brescia che ha ottenuto i diritti sportivi del Rugby Brescia e che domani farà l'esordio a Milano nel campionato di Serie A, che nel rugby è il torneo cadetto, visto che la massima serie è l'Eccellenza. «Il mio amore per questo sport nasce dai tempi della scuola. Nella mia famiglia papà è sempre stato un appassionato e mi ha contagiato» spiega la lady del rugby. «In casa poi non si parla d'altro con i miei figli tutti impegnati: i due maschi di 12 e 9 anni giocano nelle giovanili, mentre la femminuccia è una tifosa sfegatata». «Ho una spiccata dote per comandare» ammette con il sorriso sulle labbra e mentre risponde al telefono che, tra famiglia, sport e azienda, suona ogni due minuti. Tra le dita, spento o acceso non fa differenza, Federica Montanarini tiene appena può un sigaro. «Anche in questo caso devo ringraziare papà che non fumava sigarette, ma solo sigari. Ho cominciato a 21 anni e non ho più smesso anche se durante le partite, pur soffrendo tanto, non lo accendo». Si definisce l'antifemminista per antonomasia e ci tiene a sottolinearlo. «Sono diventata presidente non perché sono donna e nemmeno per una questione mediatica. La presidenza è frutto della passione e del lavoro». «In mondi maschilisti noi donne portiamo l'organizzazione che quotidianamente abbiamo in famiglia e sul lavoro» dice sicura la presidentessa del Rugby Brescia. Ma non parlatele di calcio, sport che non riesce nemmeno a paragonare al rugby «perché per giocare a calcio - dice ridendo - ci vuole una palla, mentre nel rugby ce ne vogliono due». Idee chiare per la presidente donna del rugby italiano.
Ultimo aggiornamento: 20:53

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