Con il loro aereo ultraleggero stavano sorvolando l’ultimo tratto della riserva naturale della Marcigliana verso Fidene, lungo la via Salaria.
È stato il copilota Aliberti a lanciare il mayday alla "piantata" del motore Rotax da 100 cavalli, fra i più utilizzati e affidati per questi velivoli: così sono scattati i soccorsi ieri alle 11.25. Il primo ad arrivare è stato un altro pilota che poco prima li seguiva in coda. Dopo le prime cure, li ha trasportati al campo di volo. Intanto i pompieri e i carabinieri della compagnia Cassia hanno avviato le indagini.
Luigi Maria Aliberti
IL RACCONTO
Nell’atterraggio di fortuna una delle ruote del carello si è incagliata bloccata sul terreno fangoso e il velivolo a tre assi ad ala alta si è ribaltato per due volte. Ma entrambi sono usciti illesi dall carlinga: «È un miracolo se siamo usciti dall’abitacolo appena con qualche graffio. Sono nato a Loreto e non posso non pensare che qualcuno dall’alto, in quei drammatici momenti, ci abbia protetto», racconta ancora sconvolto il copilota Aliberti. La Beata Vergine di Loreto è infatti la protettrice di tutti gli aeronautici: «Non appena ci siamo accorti del malfunzionamento abbiamo attivato tutte le procedure, siamo piloti esperti e non ci siamo fatti prendere dal panico. Siamo addestrati anche per le situazioni di emergenza. Eppure - spiega - ogni tentativo di far ripartire il motore è andato a vuoto. A quel punto abbiamo capito che dovevamo tentare un atterraggio di fortuna: sotto di noi c’erano colline e pianure. Così ci siamo preparati».
L’ultraleggero, fabbricato a Capua, fra i due diffusi, è riuscito ad atterrare ma a causa del terreno fangoso si è impennato e ribaltato. Aliberti è riuscito a uscire dall’abitacolo da solo: «Sembra una frase fatta ma ho visto tutta la mia vita passarmi davanti. Volo da quasi cinque anni - precisa mentre si commuove- e non era mai accaduto nulla di simile. Ma questo incidente per me, la mia famiglia e i miei due bambini, è stato un segno. Non credo che tornerò ancora a volare».
Insieme all’altro pilota, hanno aiutato Troiani a sganciarsi e a uscire. Quindi, sono stati trasportati al vicino aeroporto dell’Urbe dove sono arrivati in una manciata di minuti: «Per fortuna abbiamo riportato solo qualche graffio- conclude Aliberti- per questo, lo ripeto: è stato un miracolo. Siamo stati fortunati ma è stato terribile. Io e Mauro voliamo insieme da anni, siamo molto amici. Appena arrivati all’Urbe ci siamo abbracciati senza dire nulla. Non ci sono parole per descrivere quello che abbiamo passato. Siamo due sopravvissuti».
LE INDAGINI
I militari della compagnia Cassia hanno aperto un fascicolo di indagine. Gli investigatori hanno accertato che pilota e copilota avevano le certificazioni in regola. Così come l’ultraleggero, un P92 (di identificazione I-A433) privato e di proprietà del pilota Troiani, che era stato appena revisionato. Passato anche agli ultimi controlli eseguiti prima dell’ultimo volo. Per ulteriori accertamenti tecnici bisognerà attendere la perizia tecnica: «Il problema ora è recuperare il velivolo» sottolineano gli investigatori. Il P92 si è schiantato infatti su un terreno privato, in un luogo impervio da raggiungere con i mezzi pesanti.
Del caso si sta occupando anche L’Agenzia nazionale per la sicurezza (Ansv) che sta raccogliendo informazioni per classificare correttamente l’evento e stabilire se aprire un’ inchiesta di sicurezza, così come previsto dalla normativa in materia aeronautica.