Renzi al Lingotto sfida l'antipolitica di pm e M5S

Venerdì 10 Marzo 2017 di Marco Conti
Renzi
dal nostro inviato
TORINO -
Si apre la tre giorni del Lingotto che non è una Leopolda anche se gli somiglia molto. Dieci anni dopo la kermesse di Walter Veltroni che qui lanciò il partito a vocazione maggioritaria, Matteo Renzi ci riprova a disegnare un nuovo orizzonte riformista per il Pd e lancia da Torino la candidatura per la segreteria del partito.
Torna Renzi e torna quello di sempre, camicia bianca compresa, e, soprattutto con il carattere, la tenacia e la sfrontatezza consueta.

«Smettiamola con questa idea metafisica del 'nuovo Renzi' - ha sostenuto oggi l'ex premier in un'intervista alla Stampa -. Ho fatto autocritica, sono tre mesi che giro con il capo cosparso di cenere. Ora basta, è tempo di ripartire». Appunto. Chi immagina che il vento proporzionale possa e debba indurre Renzi a cambiare i registri della sua leadership, si sbaglia. Stesso errore compiuto per anni con Silvio Berlusconi, salvo sorprendersi che il Cavaliere va da McDonald's ad ordinare una spremuta.

Non meraviglia quindi che, oltre a quasi tutto il governo, al Lingotto sia stato invitato Tommaso Nugnes, figlio di Giorgio Nugnes, assessore della giunta Iervolino a Napoli, che nel 2008 si suicidò dopo essere stato investito dall'inchiesta della procura partenopea (pm De Magistris) su Alfredo Romeo, l'imprenditore di nuovo in carcere a seguito dell'inchiesta Consip. «Romeo dieci anni fa si è fatto due mesi di carcere e poi gli hanno detto che era innocente e l’assessore Nugnes si è suicidato», ha affermato Renzi giorni fa in tv.

Anche Berlusconi arruolò nel 2001 la figlia di una vittima di tangentopoli: Chiara Moroni, figlia del deputato socialista Sergio Moroni che nel '92 si suicidò dopo aver ricevuto due avvisi di garanzia. Altri tempi, ma non troppo lontani. Prima c'era il giustizialismo, ora l'antipolitica. Prima Di Pietro, ora Emiliano. 
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