Rifugiati, ecco come fare per restare in Italia. E il ministero della Salute pubblica le linee guida per l'assistenza

Mercoledì 10 Maggio 2017 di Chiara Rai
Rifugiati, ecco come fare per restare in Italia. E il ministero della Salute pubblica le linee guida per l'assistenza
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Benvenuti ai rifugiati: l’Italia è davvero il Paese dell’accoglienza. Per coloro che non riescono ad ottenere lo status di rifugiato, ci sono altri status che possono essere garantiti anche a persone precedentemente espulse e non trattenute o comunque anche a immigrati irregolari già presenti sul territorio che non devono necessariamente fuggire dalle guerre. E se c'è il diniego? L'espulsione non è immediata.

A capire meglio questo scenario non ci vuole molto, basta sapere che il ministero della Salute ha pubblicato in evidenza sul sito istituzionale un documento d’indirizzo utile a garantire interventi appropriati ed uniformi su tutto il territorio nazionale: le “Linee Guida per la programmazione degli interventi di assistenza e riabilitazione nonché per il trattamento dei disturbi psichici dei titolari dello status di rifugiato e dello status di protezione sussidiaria che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale”. Nell’atto è testualmente specificato che la dizione letterale “titolari” di protezione potrebbe indurre in errore facendo ritenere che il campo di azione previsto dalla legge venga circoscritto solo a coloro che hanno completato con esito positivo l'iter amministrativo o giurisdizionale di riconoscimento della protezione ma non è così perché il riconoscimento della protezione internazionale è un procedimento di natura dichiarativa accertativa avendo ad oggetto il riconoscimento di una condizione di fatto preesistente alla valutazione.

Si prendono in considerazione le persone malnutrite, chi ha subito pressioni psicologiche, chi non ha possibilità di essere curato, persone umiliate e con disturbi psicofisici e anche chi ha subito la detenzione e i respingimenti. Non ultimi anche gli omosessuali che nel loro paese di origine hanno subito minacce o aggressioni

In pratica per qualunque extracomunitario che manifesta la volontà di rimanere in Italia ci sono talmente tante condizioni tutelate che risulta davvero difficile non restare regolarmente nel Bel Paese. Decidono caso per caso le commissioni territoriali composte da 4 membri: un funzionario di carriera prefettizia con funzione di presidente, un rappresentante dell’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati, un rappresentante della Polizia di Stato e un rappresentante degli Enti Locali.

Questo fa dell’Italia il terzo Paese dell’Unione Europea, dopo Germania e Svezia, per numero di richieste di asilo che, secondo i dati della Commissione Nazionale per il Diritto di Asilo, ammontano a 83.970 nel 2015 e salgono a 123.600 nel 2016. È pur vero che su 123.600 richiedenti è stato dato il diniego a  54.254 persone nel 2016 ma questo non implica assolutamente l’allontanamento effettivo perché i rifugiati richiedenti asilo possono fare ricorso al Tribunale entro trenta giorni e sospendere il provvedimento della commissione o comunque, subito dopo il diniego, possono reiterare la domanda in qualsiasi questura e questa richiesta impedisce di attivare subito le procedure di espulsione. I tempi vengono così congelati in attesa delle lungaggini della legge e della burocrazia e come si suol dire “l’uomo campa”.
Ultimo aggiornamento: 13:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA