Aprire le porte a tutti gli stranieri o chiuderle? Ecco il modo sbagliato per affrontare l'immigrazione

Giovedì 22 Febbraio 2024

Egregio direttore, 
in questi giorni sono accaduti due fatti che hanno una connessione con il problema dell’immigrazione. La tragedia del cantiere di Firenze e l’arrivo all’ospedale di Feltre di un pediatra di 72 anni di nazionalità indiana. Immagino l’imbarazzo politico del leader della Lega Matteo Salvini che per anni ha predicato contro gli immigrati e forse non si rende conto che ormai il paese se vuol progredire ha bisogno di queste figure e magari dovrebbe intervenire affinché siano operativi in uno stato di regolarità e non “fantasmi”. Lei che ne pensa? 

Giuliano R. 
Cittadella (Pd)

Caro lettore,
l’immigrazione è un fenomeno talmente complesso che dovrebbe fuggire dalle banalizzazioni o dalle facili speculazioni politiche. Tutti sono consapevoli che l’Europa e i paesi occidentali registrano e registreranno un elevato fabbisogno di forza lavoro straniera a diversi livelli di qualificazione: lo impongono il calo demografico e l’evoluzione sociale in atto da anni nei nostri Paesi. D’altro canto nessuno può pensare di cancellare con un colpo di bacchetta magica i flussi migratori, nè le profonde cause economiche, politiche ed anche climatiche che li originano. La questione non può essere quindi affrontata dividendo il mondo tra i pro e i contro immigrati o tra i buoni e i cattivi. È la qualità della gestione dei flussi migratori che fa la differenza. Il fatto che molte aziende o la sanità italiana abbiano bisogno di “figure” per colmare i loro vuoti di organico, non può significare che, allora, chiunque voglia venire in Italia può farlo. Perché questi flussi incontrollati generano conflitti, provocano problemi sociali e di sicurezza, che abbiamo già da tempo sotto gli occhi. Su un tema come questo, cruciale per il nostro futuro, bisogna aver il coraggio di non farsi ingabbiare dai buonismi e di sfuggire dalle scorciatoie. 
Non si tratta di essere per le porte aperte o per le porte chiuse: bisogna piuttosto rendersi conto che chi può entrare e quando può farlo, dobbiamo essere anche noi a poterlo e doverlo decidere.

E questo può anche voler dire bloccare sbarchi o mettere in atto interventi per limitare e impedire le partenze da alcuni paesi. Gli ingressi degli immigrati vanno regolati, in base alle esigenze di un singolo Paese e alle sue capacità di accoglienza, che dipendono da molti fattori: economici, sociali, religiosi e culturali. Non dobbiamo temere né gli stranieri né un mondo che cambia, ma dobbiamo fare in modo di accompagnare i processi migratori e gestirli, soprattutto tenendo conto delle classi meno abbienti che, quasi sempre, sono quelle che poi pagano il prezzo più alto dei grandi cambiamenti. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci