«Il Comune può gestirla bene anche direttamente»

Sabato 23 Luglio 2016
È una storia che viene da lontano, quando il Palazzo dei Pesaro fu ereditato dai Gradenigo che poi lo vendettero al duca La Masa. Poi, alla fine dell'800, la duchessa Felicita Bevilacqua La Masa lo donò alla Città di Venezia con lo scopo di aiutare i giovani artisti e per incrementare le arti. Ca' Pesaro, il palazzo progettato dal Loghena, divenne così la sede preziosa della Galleria d'Arte Moderna ma nel corso degli anni i giovani artisti furono via via dimenticati e la Fondazione (poi Istituzione) Bevilacqua La Masa fu dirottata in una sede espositiva in Piazza San Marco, dove ha svolto un'onorevole attività (prevalentemente sovvenzionata dal Comune) sotto la guida di personalità prestigiose.
Ora in Città pare ci sia una sollevazione generale: sciogliere la Bevilacqua La Masa, secondo autorevoli fonti cittadine politiche e culturali, significa cancellare la storia dell'arte dell'ultimo secolo a Venezia. Venezia è ora assillata da tanti problemi della quotidianità e dalla difficoltà, esistenziale, di concepire e configurare una sua contemporaneità e il suo futuro, imprigionata com'è da una forma urbis che è la ragione stessa della sua bellezza ma anche della sua perenne contrapposizione alla modernità. Tuttavia è sicuro che poche città al mondo propongono un'offerta artistico-culturale plurima, complessa e articolata come quella di Venezia, di provenienza pubblica e di provenienza privata. Siamo così sicuri che affidare direttamente al Comune i compiti e le attività della Bevilacqua La Masa sia per Venezia un vulnus drammatico alla cultura e all'arte? In realtà, la maggioranza dei Comuni italiani, a cominciare da Firenze, gestiscono e organizzano direttamente e felicemente le attività culturali attraverso e mediante i loro musei e i loro beni. Così, d'altronde, meno di dieci anni fa operava anche il Comune di Venezia. Cioè prima di costituire la Fondazione Musei Civici: fu molto più rischioso allora affidare a una Fondazione l'immenso prezioso patrimonio culturale- artistico del Comune. Chi avrebbe potuto garantire allora che la neonata Fondazione sarebbe stata all'altezza di governare oltre dieci musei e di caratterizzare così la scena culturale della Città? Ora, ma solo ora, sappiamo che fu una scelta positiva, grazie a una gestione e direzione veramente illuminate. Ma allora nulla si sapeva. Perché dubitare oggi che il Comune non sappia o non intenda gestire correttamente l'attività della Bevilacqua La Masa? Già la finanziava! E perché mai non dovrebbe, anche con un conseguenziale risparmio, continuarne l'opera? Forse il discorso è più ampio e non semplicemente culturale. È, forse, un discorso politico. Se fosse una normale dialettica fra maggioranza e opposizione, non ci si dovrebbe soffermare su questo aspetto perchè, appunto, sarebbe un aspetto normale. Ma se fosse qualche cosa di diverso, cioè se fosse un'insofferenza verso la politica tout court, se fosse, insomma, l'ennesima manifestazione di sfiducia verso le Istituzioni che serpeggia e percorre l1talia (ma non solo), beh, allora, ancor di più dovremmo sostenere l'idea che il Comune, Istituzione democratica per eccellenza, possa permettersi di gestire direttamente la Bevilacqua La Masa, salvo poi controllarne, anche giorno per giorno, l'operato.
Alfredo Bianchini

*avvocato

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