TREVISO - (mf) «La succursale del Duca degli Abruzzi di San Pelajo versa in

Venerdì 30 Settembre 2016
TREVISO - (mf) «La succursale del Duca degli Abruzzi di San Pelajo versa in condizioni devastanti: a fronte di 800 studenti c'è solo un bagno per gli uomini e uno per le donne. E anche l'edificio che ospita il liceo artistico presenta seri problemi». Sono questi gli istituti che la Rete degli studenti mette in cima alla classifica degli stabili su cui bisognerebbe intervenire urgentemente. Lo sguardo è rivolto verso la Provincia del neo-presidente Stefano Marcon. Nel caos della riforma dell'ente, una cosa è già certa: il Sant'Artemio continuerà a occuparsi dell'edilizia scolastica. Il punto è che al momento non ci sono soldi. Se era difficile prima, in sostanza, adesso è quasi impossibile. Almeno fino all'anno prossimo. «In molte scuole le aule sono vecchie e piccole - spiega Cecilia Bona, coordinatrice provinciale della Rete degli studenti - spesso sono affollate anche da trenta studenti. Ed è inevitabile che si trasformino in classi pollaio». Non va meglio con corriere e autobus. Pure in questo caso il messaggio è rivolto alla Provincia, socia di maggioranza di Mom, società unica del trasporto pubblico locale. «I mezzi sono sempre strapieni - sottolinea Bona - il problema si pone soprattutto al momento del rientro a casa: c'è un problema di proporzione tra il numero degli studenti e il numero degli autobus». Pur con le casse semi-vuote, comunque, il Sant'Artemio non sta a guardare. Proprio ieri è arrivato l'okay al finanziamento da parte dell'Europa di un progetto internazionale presentato dalla Provincia: «EduFootPrint: School Low Carbon Footprint in Mediterranean cities». L'obiettivo è ottenere una riduzione significativa nel consumo di energia degli edifici scolastici attraverso monitoraggi e ammodernamenti. «Senza fare nomi, c'è chi si fa bello soltanto di slogan sulla buonascuola - punge Stefano Marcon - questi, invece, sono fatti concreti, interventi veri e sforzi per migliorarla. Per me contano le azioni, non le parole».

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