«Moschea illegale, chiudetela»

Domenica 2 Aprile 2017
Niente controllo sull'identità di chi entra nella moschea di via Fogazzaro e mancato rispetto della scadenza della proroga di 90 giorni in cui si sarebbero dovuti eseguire adeguamenti strutturali e cambio di destinazione d'uso. Sono i due punti sui quali si basa l'esposto di Mara Ranucci, portavoce del neo Comitato Cappuccina-Piave inviato alle massime cariche istituzionali e di sicurezza della città: dal sindaco al questore, passando per prefetto, comandante provinciale dei carabinieri e della polizia locale. «I gestori di quello che si professa centro culturale per loro stessa ammissione e colpevolmente, non si assicurano dell'identità, e non ne tengono documentazione in appositi registri, di coloro che a qualsiasi titolo accedono agli spazi della moschea, mettendo così a repentaglio la sicurezza di tutti ed impedendo eventuali controlli e ricognizioni da parte delle Autorità preposte scrive nell'esposto Ranucci - A nome di chi rappresento, ricordo che tale realtà si trova all'interno di un condominio, circondato da altri condomini e che i residenti hanno il sacrosanto diritto alla sicurezza e alla tutela da ogni evento, mediante la verifica sull'applicazione di tutte le norme vigenti in particolare quelle relative alla sorveglianza dei locali».
Ranucci ne ha anche per Kamrul Syed, il portavoce della comunità bengalese, che pur annunciando di aver preparato la documentazione richiesta dal Comune due giorni fa ha detto che se la moschea di via Fogazzaro chiude gli islamici andranno a pregare in piazza o nei parchi. «La società civile non può derogare dalle norme e dalle leggi che devono essere incontrovertibilmente applicate ed i cittadini lo esigono senza indugi. È inaccettabile che gli uni possano o pretendano di esercitare attività di culto calpestando i diritti di tutti gli altri aggiunge Ranucci - Il Comitato non è contrario all'esercizio di qualsivoglia culto, l'essenziale è che venga svolto nei modi stabiliti dalla Legge e nel rispetto di qualsiasi forma di legalità».
Raffaele Rosa

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