Firme, nuova grana per la Raggi

Martedì 28 Marzo 2017
Firme, nuova grana per la Raggi
Che tornino «Dal futuro», come sostiene Alessandro Onorato, capogruppo della Lista Marchini in Campidoglio, o che siano «perfettamente regolari», come ribadisce il Movimento 5 Stelle in tutte le sedi, le firme per la presentazione dell'ultima candidatura di Virginia Raggi e della lista pentastellata in Campidoglio aprono un nuovo fronte di conflitto politico. Anche perché è ancora fresca la vicenda di Palermo, dove, stando a quanto sospettato dalla procura, in occasione delle amministrative di primavera 2012 in una notte vennero ricopiate centinaia di firme per ovviare ad un errore materiale su un luogo di nascita di un candidato M5S. A far esplodere il caso romano è stato il servizio andato in onda durante la trasmissione televisiva Le Iene. Secondo gli atti di cui Onorato è venuto in possesso, il 20 aprile 2016 i Cinque stelle avrebbero raccolto 1.352 adesioni alla candidatura della futura sindaca in 90 atti separati. Ma il firma day grillino si è svolto soltanto tre giorni dopo: il 23 aprile, come testimoniato dal tweet di giubilo della deputata M5S Roberta Lombardi. «Impossibile, a meno di non possedere il dono della chiaroveggenza, che il M5S potesse conoscere con tre giorni d'anticipo i nomi dei suoi supporter», attacca il consigliere comunale che ha messo in luce la vicenda.
La Raggi, dal canto suo, mostra tranquillità: «Abbiamo sempre risposto tramite i delegati di lista, che sono peraltro due avvocati, e mi hanno rassicurato - sottolinea la sindaca -. Comunque da quello che mi viene rappresentato dai miei stessi delegati non c'è alcuna irregolarità». Poi arriva la risposta formale: «Il Tar del Friuli Venezia Giulia rimarca che è del tutto inconferente, ai fini della regolarità delle operazioni elettorali, che l'autenticazione delle firme dell'atto principale sia antecedente a quella delle firme contenute negli atti separati - si legge in un post del Movimento -. E anche ipotizzando che ci sia un errore formale questo non inficia la regolarità e la legittimità della lista». Conclusione, alla grillina maniera: «Mettetevi l'animo in pace: la Raggi è legittimamente sindaco di Roma votata da più di due terzi degli elettori romani».
Tutto chiarito? Nemmeno per sogno. Perché i responsabili della trasmissione televisiva promettono di andare avanti e il Pd paventa «dopo Palermo e Bologna, una firmopoli a 5 Stelle anche a Roma». Sul tema interviene anche Matteo Renzi: «Non inseguiamo» i 5 Stelle «nel loro atteggiamento di scontro - sottolinea l'ex premier -. Se ci sono firme false, lo dirà la magistratura, non una trasmissione televisiva». Il leader del Pd si toglie comunque qualche sassolino dalla scarpa: «È vero, lo sappiamo tutti: se la Raggi avesse avuto la tessera del Pd, il blog di Beppe Grillo l'avrebbe disintegrata ogni giorno con post virali e accuse infamanti. Ma siccome lei appartiene al movimento, loro la difendono. Bene, ma allora non facciamo noi i grillini. Non inseguiamoli nel loro terreno finto moralista e molto doppiogiochista». La replica arriva dal capogruppo pentastellato in Senato, Carlo Martelli: «Renzi dice che non vuole giudicare Virginia Raggi, ma poi con la sua stessa affermazione alimenta la bufala delle firme false a Roma - commenta il senatore grillino - ben sapendo che nel servizio de Le Iene non si parla di nessuna firma falsa. E infatti le firme sono tutte autentiche e certificate dai pubblici ufficiali».
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