Codice etico M5S il voto fa flop Grillo contro i media

Mercoledì 4 Gennaio 2017
Codice etico M5S il voto fa flop Grillo contro i media
Iscritti al M5S ieri al voto on line in tutt'Italia sul nuovo codice etico del Movimento che tiene conto della svolta garantista di Beppe Grillo, in base alla quale viene eliminato per gli eletti e gli amministratori pentastellati l'automatismo indagato-dimissioni. Voto dal risultato scontato in termini di consenso (oltre il 90%), ma non altrettanto per la partecipazione fermatasi a 40.954 votanti, meno di un terzo dei 135mila iscritti al Movimento. Identica la partecipazione al secondo quesito su un punto del programma del futuro governo a 5 Stelle: l'opportunità di importare energia nucleare in alternativa alle fonti rinnovabili. Appena 461 i minoritari filonuclearisti, mentre sul codice etico i contrari erano stati poco più di 3.500.
Ma a 24 ore dall'aver dettato le nuove, più flessibili, tavole della legge nei confronti dei militanti che dovessero essere raggiunti da informazioni di garanzia o da avvisi di conclusione delle indagini, l'ex comico genovese si è prodotto in un'altra clamorosa iniziativa, proponendo una Giuria popolare contro le «balle» di stampa e tv. Liniziativa di Grillo prende le mosse dalle dichiarazioni del presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella che, contro le bufale sul web, aveva evocato la necessità, in Europa, di «una rete di organismi nazionali indipendenti capace di identificare e rimuovere le notizie false». Parole a cui è seguito ieri l'anatema del leader M5S: «Tutti contro Internet. Prima Renzi, Gentiloni, Napolitano, Pitruzzella e, infine, il presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno. Tutti - ha scritto Grillo sul suo blog - puntano il dito sulle balle che girano sul web, sull'esigenza di ristabilire la verità tramite il nuovo tribunale dell'inquisizione proposto dal presidente dell'Antitrust. Così il governo decide cosa è vero e cosa è falso su Internet».
La controprosta del fondatore del M5S è invece «non un tribunale governativo, ma una giuria popolare che determini la veridicità delle notizie pubblicate dai media. Cittadini scelti a sorte a cui vengono sottoposti gli articoli dei giornali e i servizi dei Tg. Se una notizia viene dichiarata falsa - aggiunge Grillo - il direttore della testata, a capo chino, deve fare pubbliche scuse e riportare la versione corretta dandole la massima evidenza in apertura del Tg o in prima pagina».
Se l'uscita garantista sugli avvisi di garanzia aveva riscosso un certo consenso, offuscato però dal sospetto di un'iniziativa pro domo sua del leader del Movimento a cui appartiene il sindaco di Roma, la proposta sulla giuria popolare sull'operato dei media viene seccamente respinta da tutti i partiti che non siano il suo, da responsabili di testate e dalla Federazione della Stampa. Parte per primo Enrico Mentana, che ritrovando la testata del Tg da lui diretto sul blog di Grillo, consiglia all'ex comico, «in attesa della giuria popolare, di trovarsi un avvocato. Fabbricatori di notizie false - spiega Mentana - è un offesa non sanabile a tutti i lavoratori del Tg che io dirigo, e a me che ne ho la responsabilità di legge. Ne risponderà in sede penale e civile».
Difficile fare una graduatoria dell'intensità delle critiche scatenatesi ieri su Grillo: per il senatore dem Stefano Esposito, il leader M5S «ha perso la testa. Occhio, che questo è fascismo». Mentre, secondo l'ex presidente del Senato Schifani, «con le giurie popolari sulla stampa, si riesumano quei tribunali del popolo che tanto male hanno fatto in giro per il mondo». Più scanzonatamente il Pd Andrea Marcucci si chiede «se chi compone la giuria popolare dovrà fare il praticantato alla Casaleggio».
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