Berlusconi e Renzi in attesa di vedere dove va il voto M5S

Domenica 25 Giugno 2017
Berlusconi e Renzi in attesa di vedere dove va il voto M5S
In piazza Silvio Berlusconi non è andato. Ancor meno ha fatto Matteo Renzi che si è limitato a qualche telefonata di incoraggiamento ai singoli candidati. Lo stesso Beppe Grillo non si è visto nemmeno ad Asti, unico capoluogo dove il M5S ha un candidato che è riuscito a spuntarla - seppur per soli sei voti - sul nome proposto dal centrosinistra e dovrà ora vedersela al ballottaggio con un ex assessore di Forza Italia.
A giudicare da come si sono rintanati, tutti e tre i leader intendono attribuire scarsa valenza al risultato di questa sera. Se non fosse che già il primo turno qualche segnale lo ha dato. Ovvero che l'onda lunga pentastellata è in frenata e che il centrosinistra fatica anche se si ammucchia rispolverando formule vagamente uliviste e civiche. Vedremo dopo le 23 di questa sera quanti comuni si sposteranno da sinistra a destra o se invece Pd e soci riusciranno a ribaltare la situazione che al primo turno vedeva 13 comuni con il centrodestra in vantaggio e solo sei con il centrosinistra avanti.
Sarà soprattutto interessante vedere se Genova, dopo decenni di giunte di sinistra, deciderà di colorarsi in maniera uniforme a quanto accaduto in regione pochi mesi fa. Crivello è il candidato che a sinistra è riuscito - grazie forse alla militanza nel Pci - a mettere insieme Pd, Mdp e una rete di sinistra, Genova Osa. Se dovesse prevalere il candidato di Giovanni Toti, per Renzi e non solo, sarebbe la conferma che non è sempre detto che uniti si vince e che forse occorre riprendere il confronto sulla legge elettorale cercando di recuperare l'accordo raggiunto con FI e M5S sul sistema tedesco. Rispolverare il motto del meglio soli che male accompagnati alla fine conviene a tutti specie se la soglia di sbarramento dovesse passare dal 5 al 4%.
Berlusconi nell'ultima settimana non ha fatto comizi nei posti dove si vota ma molte comparsate in tv confermando che nel centrodestra la battaglia è sulla leadership. Quando il Cavaliere ha visto con il primo turno che c'era il rischio di lasciare all'accoppiata Salvini-Meloni, con Toti terzo incomodo, buona parte del successo, si è buttato davanti a tutte le telecamere possibili mettendoci la faccia.
Il Cavaliere intende sfruttare il successo delle amministrative - in parte già incassato avendo mandato moltissimi candidati al ballottaggio - sul tavolo della legge elettorale. Vuole che il Parlamento riprenda a discutere del sistema tedesco che gli permetterebbe, a differenza dei due consultellum, di non dover unire il proprio destino al fronte sovranista guidato dalla Lega e che non esclude un'alleanza con i grillini. Il Cavaliere considera i pentastellati una vera e propria sciagura e non perde occasione per attaccarli.
Il dato dell'astensione e l'analisi che verrà fatta nei prossimi giorni sui flussi del voto grillino nei comuni capoluogo dove non hanno candidati, sono gli altri due elementi interessanti da considerare. Al secondo turno solitamente il centrodestra è più penalizzato, ma nelle ultime competizioni anche la sinistra ha pagato la disaffezione al voto dei suoi elettori.
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