Uccisi per vendetta dopo un pestaggio

Martedì 8 Marzo 2016
Lui in carcere, lei ai domiciliari. La Procura di Pordenone ha ottenuto, a quasi un anno dal duplice delitto del palasport, una misura cautelare per i fidanzati di Somma Vesuviana. Giosuè Ruotolo, 26 anni, operatore informatico dell'Esercito, aspirante finanziere, è indiziato di omicidio volontario premeditato, detenzione e porto illegale in luogo pubblico di un'arma. È indicato come il freddo killer che la sera del 17 marzo 2015 ha scaricato sei colpi di pistola contro Trifone Ragone e Teresa Costanza. Nel tardo pomeriggio di ieri è stato prelevato alla caserma Mittica, dove era stato trasferito dopo l'iscrizione sul registro degli indagati, e accompagnato nel carcere di Belluno.
Rispetto all'iniziale imputazione provvisoria si alleggerisce la posizione della fidanzata, non più indicata come l'istigatrice dell'esecuzione di Trifone e Teresa. Ma questo non le ha evitato i domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico. A Mariarosaria Patrone, 24 anni, studentessa di Giurisprudenza, si contesta il reato di favoreggiamento, perché avrebbe omesso informazioni importanti agli inquirenti e fatto pressioni su alcune testimoni affinché tacessero ai Carabinieri l'esistenza del profilo Facebook anonimo creato per far convincere Teresa che Trifone aveva altre donne. E nel quale si nasconde, secondo la Procura, la chiave del giallo.
Trifone e Teresa sarebbero stati uccisi per vendetta, per lavare l'onta di un'umiliazione patita da Ruotolo quando Ragone, individuato il mittente dei messaggi anonimi, lo avrebbe affrontato. Il caporal maggiore di Adelfia non si sarebbe limitato minacciare denunce, ma in preda all'ira lo avrebbe riempito di botte. Era novembre, forse inizio dicembre 2014. «Te la faccio pagare», avrebbe urlato Ruotolo a denti stretti, umiliato dal commilitone che difendeva il suo amore per Teresa.
Trifone, sfogata la rabbia, è tornato alla sua quotidianità. Ruotolo avrebbe cominciato a meditare la vendetta. Si sarebbe procurato la Beretta 7,65. Si sarebbe iscritto alla palestra fitness, gestita dalla pesistica nell'altro lato del palasport, per studiare abitudini e orari di Trifone e Teresa, che doveva comunque eliminare perché rappresentava un testimone scomodo, in quanto avrebbe indirizzato l'attenzione degli inquirenti su di lui. Si sarebbe precostituito l'alibi collegandosi a un videogioco a cui giocavano contemporaneamente anche il fratello e un coinquilino. Poi l'esecuzione e il depistaggio. Se davvero fosse andata così, significa che Ruotolo ha avuto sei mesi di tempo per cancellare tracce e modellare la sua versione sulla base delle indiscrezioni trapelate sui mass media.
A settembre, con il ritrovamento dell'arma del delitto nel laghetto del parco di San Valentino, i Carabinieri hanno cominciato a recuperare terreno, piano piano, un'escalation che ha portato a individuare i gravissimi indizi che hanno giustificato la misura cautelare eseguita ieri: un centinaio di pagine firmate dal gip Alberto Rossi.
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