«Vanno tutelati i clienti, ma anche la legalità»

Giovedì 29 Settembre 2016
«Giustizia, diritto di difesa ed etica pubblica, riflessioni sul caso Mose». Questo il tema discusso ieri in un convegno organizzato al San Gaetano dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati, presieduto da Francesco Rossi. «Abbiamo voluto questo appuntamento perché vorremmo che gli avvocati continuassero ad occuparsi anche di cultura - ha detto Rossi -. Vorremo uscire da quel cliché che vede l'avvocato schiacciato sugli interessi del cliente. L'avvocato deve essere un professionista che si occupa di legalità ad ampio spettro». A coordinare il dibattito il professor Gianni Riccamboni dell'Ateneo patavino che ha analizzato il fenomeno della corruzione in Italia che, su 28 paesi europei, risulta al ventisettesimo posto seguita solo dalla Bulgaria. «La massima percezione della corruzione si è avuta nel 1995 in piena tangentopoli. Incrociando questo dato con altri parametri, come il grado di soddisfazione dei cittadini sulla democrazia del paese, - ha detto Riccamboni - risulta che l'Italia con Romania, Bulgaria e Grecia, ha il più basso tasso di fiducia dei cittadini nelle istituzioni e il più alto di corruzione». «Una situazione derivante da diversi fattori: quelli economici, quelli politico-istituzionali e quelli socio-culturali - ha spiegato Riccamboni -. Per evitare la corruzione il sistema politico deve darsi delle regole e prevedere sanzioni politiche e legali». Tra gli ospiti il giornalista Renato Mazzaro, autore del libro "Veneto anno zero" sullo scandalo Mose. Mazzaro illustrando il suo lavoro ha osservato che, ad esempio, i 200 licenziamenti annunciati dalla Mantovani, azienda implicata nella vicenda, sono conseguenza dell'onda lunga del sistema di corruzione.

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