Tassi, CariVeneto condannata

Martedì 30 Maggio 2017
Tassi, CariVeneto condannata
Il tribunale civile di Padova ha condannato la Cassa di Risparmio del Veneto a risarcire un industriale con l'azienda in viale della navigazione interna con oltre 34 mila euro. Ma il punto più importante della sentenza è dove il giudice, Giorgio Bertola, ha disposto la trasmissione degli atti al pubblico ministero in ragione della accertata applicazione di interessi usurari ad opera della banca. Il contenzioso tra la ditta Copper di Mattarollo Rino & C. - Snc e Regina Bermagin con sede in zona industriale difesa dall'avvocato Torquato Tasso e l'istituto di credito è scoppiato nel giugno del 2013. L'azienda sosteneva di essere creditrice nei confronti della Banca, mentre la CariVeneto ha sostenuto l'esatto contrario. Sono così scattate le indagini ed è emerso, che la banca stava applicando tassi da usura e che all'azienda sono stati anche applicati illegittimi addebiti di spese e interessi. Così una volta accertato che alla data del 25 febbraio del 2014, il saldo del conto corrente alla CariVeneto dell'impresa era di 27 mila e 81 euro, il giudice ha condannato la Cassa di Risparmio del Veneto a rifondere la Copper di Mattarollo Rino & C. - Snc e Regina Bermagin di, appunto, 27 mila e 81 euro pari agli interessi dalla data della domanda al saldo effettivo. Quindi al pagamento delle spese processuali per esborsi a 467 euro e per compenso a 7.795 euro. Ma soprattutto il giudice ha disposto la trasmissione degli atti al pubblico ministero in ragione della accertata applicazione di interessi usurari ad opera della banca.
Ma questo non è stato il primo caso, perchè nel marzo del 2016, con sentenza del Tribunale di Padova, una società del Nord Italia, operante nel settore dello sviluppo economico, si è vestita restituire da una banca la somma di 114 mila euro per interessi usurari ed anatocistici illegittimamente applicati in corso di rapporto di conto corrente. Il giudice ha inoltre condannato l'istituto a risarcire la correntista di una somma pari al doppio della cifra indebitamente pagata sul conto corrente, quindi oltre 200 mila euro a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale per errata segnalazione in Centrale dei Rischi.

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