Si esibiva in locali padovani e veneziani

Venerdì 26 Maggio 2017
Si esibiva in locali padovani e veneziani
«Sono disoccupato. Avevo bisogno di soldi». Il rapinatore gentile dell'Arcella da ieri ha un nome e un volto. Si chiama Andrea Collodoro, 32 anni, nato a Monselice ma residente da molti anni a Padova, in via Dignano, conosciuto come disc jockey. Quando gli agenti si sono presentati alla sua porta non ha opposto resistenza, ha ammesso di essere stato lui a rapinare la tabaccheria di via Zara e il distributore Total Erg di via Annibale da Bassano, ma di averlo fatto per disperazione: «Avevo bisogno di soldi, ho dei debiti».
L'uomo, con qualche piccolo precedente per reato contro il patrimonio e per droga, è noto con il nome di Kollo dj, suonava in vari locali sia del Padovano che del Veneziano. Anni fa lavorava anche come pr per l'arancia meccanica, una nota discoteca dell'Arcella. Collodoro è figlio di un medico e di un imprenditore siciliano che si suicidò nel 2010 a 59 anni, nel giorno in cui l'ufficiale giudiziario avrebbe dovuto procedere con lo sfratto esecutivo della famiglia. Fu proprio Andrea, all'epoca 26enne, a trovare il padre morto.
A mettergli le manette ai polsi sono stati gli uomini della squadra Mobile, nelle vicinanze della sua abitazione, dopo un breve pedinamento. I poliziotti sono arrivati a lui grazie alle immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza di un bar-tabaccheria vicino al distributore, dove si era rifugiato dopo il colpo messo a segno martedì. A tradirlo la vistosa felpa con la scritta Split che aveva utilizzato per entrambe le rapine, avvenute una lunedì e una martedì, e che indossava anche quando è stato arrestato. È soprannominato rapinatore gentile: nonostante avesse puntato una pistola contro le sue vittime, risultata una scacciacani, quando queste gli hanno consegnato il denaro, Collodoro le ha ringraziate, scusandosi per il suo gesto, assicurando che si tratta di «tempi duri per tutti». Complessivamente il bottino rapinato è stato di 700 euro, 400 spillati al tabacchino e 300 al distributore.
Nonostante qualche piccolo precedente, chi l'ha conosciuto assicura che probabilmente è stata davvero la disperazione a spingerlo a un'azione così estrema. D'altro canto, come precisano nell'ambiente delle discoteche, le serate per il dj nei locali erano sempre meno e rendevano poco. «Era un combina guai - racconta un amico dei tempi dell'Arancia meccanica - sicuramente aveva fatto uso di stupefacenti, ma non è un criminale. Credo sia un ragazzo succube delle sue debolezze più che una persona cattiva. Durante la sua giovinezza alcune situazioni difficili lo hanno segnato e lui si è creato una corazza, ma i suoi modi sono sempre stati carini. Viveva da ribelle passionale ma per arrivare a tanto, probabilmente era davvero disperato».

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