«Recuperate l'ex ricovero attrezzi del complesso di Parco Morandi»

Giovedì 24 Agosto 2017
«Recuperate l'ex ricovero attrezzi del complesso di Parco Morandi»
Recuperare l'edificio in disuso di archeologia industriale situato all'interno del parco Morandi, sottraendolo alla demolizione.
E poi eliminare il vincolo risalente a un vecchio piano regolatore del 1956, che prevede la possibile realizzazione di una nuova strada nell'area compresa tra le vie Zize, Da Murano e Da Forlì, attraversata dalla pista ciclabile di recente costruzione.
Sono le due varianti urbanistiche che il comitato Gruppo Vivere bene San Bellino ha richiesto in questi giorni al Comune, «per promuovere un'efficace rigenerazione del territorio dell'Arcella e una mobilità sostenibile. Già da anni sollecitiamo l'amministrazione a restaurare il fabbricato comunale di circa 350 metri quadrati a due piani collocato nel parco Morandi, che negli anni '30 faceva parte del complesso Fornace Morandi, ed era utilizzato come ricovero attrezzi» ricorda il coordinatore del Gruppo, Antonio Huaroto. Il numero uno evidenzia: «Gli spazi così ricavati potrebbero essere destinati a servizi per il quartiere, come aule studio, sale per associazioni e punto d'incontro per gli anziani, che nelle torride estati troverebbe qui una refrigerante oasi di fresco».
Quanto alla domanda di variante relativa all'area Zize, Da Murano, Da Forlì, spiega Huaroto: «Vogliamo scongiurare il pericolo che in futuro possa sorgere una nuova strada in questo luogo, dove sta sorgendo un importante corridoio verde di collegamento ciclopedonale interquartiere, fiancheggiato da giardini pubblici e orti sociali».
Il Gruppo San Bellino propone infine all'amministrazione di ampliare il parco Morandi, integrando ad esso «almeno metà del terreno privato di 27 mila metri quadrati confinante col giardino, dal lato delle vie Schiavone e Del Giglio».
«Una percentuale di questo terreno risulta a perequazione- conclude Huaroto - Acquisendone una parte si migliorerebbe la qualità del parco Morandi, con la possibilità, ad esempio, di spostare la superficie adibita a orti sociali, che attualmente si trovano sotto le linee dell'alta tensione».

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