Inneggiava alla jihad, ora gli tolgono la figlia

Venerdì 24 Febbraio 2017
Inneggiava alla jihad, ora gli tolgono la figlia
«La sua presenza in Italia costituisce una minaccia per la sicurezza dello Stato e può agevolare organizzazioni o attività terroristiche». È il passaggio chiave del decreto con cui il Tribunale dei Minorenni di Venezia (presidente Lanfranco Maria Tenaglia) sospende dalla responsabilità genitoriale Imadeddine Guenfoud, il trentaduenne marocchino rimpatriato il 4 gennaio scorso con un provvedimento di espulsione dal territorio nazionale. Il fanatico dell'Islam, integralista ed estremista, non potrà intrattenere rapporti con la figlia di sei anni, che vive con la madre a Pontevigodarzere. I giudici motivano la sospensione in via temporanea con il fatto che «la condotta del padre costituisce un fattore di rischio per la minore, dato che non sembra rappresentare un riferimento educativo valido» e ancora che «la sua assenza, peraltro determinata da condotte volontarie in contrasto con la permanenza in Italia, può costituire un ulteriore rischio nel caso in cui debbano essere prese decisioni genitoriali urgenti e indifferibili nell'interesse della minore, come quelle di natura sanitaria». Per effetto di questa decisione sarà l'ex moglie di origini moldave, con cui sono in corso le procedure di divorzio, ad esercitare la patria potestà in via esclusiva. È stata proprio quest'ultima, assistita dall'avvocato Pierilario Troccolo, con il sostegno del Centro Antiviolenza di Padova, a sollecitare il pronunciamento del Tribunale dei Minori in quanto sarebbe tuttora concreto il rischio di ritorsioni da parte dell'ex consorte. La donna si è rivolta infatti alla questura «per capire come comportarsi in caso di un suo rientro in Italia». I due si erano sposati nel 2010 ma il matrimonio era durato soltanto un paio d'anni. Integralista anche tra le quattro mura di casa, alzava le mani sulla consorte - costretta a denunciarlo per percosse - e pretendeva che moglie e figlia indossassero entrambe il velo. Proprio per la sua spiccata propensione all'integralismo il Tribunale dei Minori di Venezia aveva disposto il divieto di espatrio per la minore in compagnia del padre, per scongiurare il rischio che potesse portarla con sé in Marocco. Dopo la separazione la donna e la figlia avevano lasciato l'abitazione di famiglia a Mortise per trasferirsi a Pontevigodarzere. Guenfoud diffondeva in rete messaggi deliranti in lingua araba, grazie alla sua dimestichezza con la tecnologia, tra Skype, Viber e Whatsapp. Nel suo smart phone e nel computer sono stati recuperati video e fotografie di alcuni luoghi simbolo di Padova come la Basilica del Santo, Prato della Valle e via San Fermo, la strada dello shopping di lusso. È possibile che fossero gli scenari del gesto dimostrativo che aveva in mente e che aveva confidato ad amici e conoscenti.

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