«Ignazio era gioviale e generoso»

Domenica 28 Agosto 2016
(F.Capp) «Ignazio era una persona molto legata agli affetti e agli amici, che ha passato molte traversie nella sua vita non certo facile di uomo e di professionista, ma che ha saputo affrontare e superare sempre con grande dignità. Amava Padova e amava la sua Sicilia. E il suo mare se l'è portato via».
Con grande commozione Giampiero Avruscio, direttore dell'Unità operativa complessa di Angiologia dell'Azienda ospedaliera universitaria, ricorda l'amico di sempre Ignazio Scaravilli, morto l'altroieri dopo esser stato trascinato in mare da un'onda anomala mentre era sugli scogli del porticciolo di San Giovanni Li Cuti, a Catania. Ortopedico di 71 anni, a giugno 2015 era stato liberato dopo un sequestro durato sei mesi in Libia. Di lui, medico catanese trapiantato a Padova dal 1975, si erano improvvisamente perse le tracce il giorno dell'Epifania dell'anno scorso nei dintorni di Tripoli dove lavorava come consulente ospedaliero.
Scaravilli, ora in pensione, aveva prestato servizio per 35 anni all'ex Cto, Centro traumatologico ortopedico di via Facciolati, oggi ospedale Sant'Antonio. Non solo ortopedico, ma anche fisiatra, terapista antalgico e grande esperto di chirurgia della mano e del piede, aveva collaborato per anni anche con la clinica Morgagni, come direttore del reparto di fisioterapia e riabilitazione, e con la clinica Diaz, vicino Prato della valle.
L'interesse per il suo lavoro e la curiosità che sempre lo animavano avevano spinto Ignazio Scaravilli a collaborare anche con colleghi di Gran Bretagna, Stati Uniti, Fancia, Malta e Libia dove tutt'ora era consulente di due cliniche mediche. Operava mediamente 200 pazienti l'anno di varie patologie al piede e alla mano, riabilitando, con l'aiuto della sua équipe, un numero elevato di pazienti con svariate difficoltà di movimento e di sofferenza e riuscendo con grande soddisfazione a recuperare anche ragazzi appena riemersi dal coma. Venerdì il tragico e inaspettato epilogo della sua vita, ieri i funerali in Sicilia. «Ignazio era una persona che ovunque andava lasciava il segno - lo rimpiange Avruscio - per il suo carattere gioviale, il grande senso di generosità, responsabilità e amicizia. Sono vicino alla famiglia e alla moglie Liliana».

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