Cappadona si difende: «Sono uomo di Stato» Il suo legale: «Processo alla carriera senza reati»

Sabato 2 Luglio 2016
«Sono e resto un uomo dello Stato. Ho goduto del rispetto e della stima dei miei superiori e di tutti i procuratori». Con tono pacato ma fermo il luogotenente Franco Cappadona, l'ex capo della squadra di polizia giudiziaria della Procura accusato di tentata concussione, rende dichiarazioni spontanee davanti al tribunale respingendo gli addebiti: «Non so cos'abbiano fatto Licata e l'avvocato Fornasiero dalla famosa cena di Monselice a gennaio 2009. Drago l'ho visto solo in quell'occasione e sapevo che l'operazione Net Center era una vicenda chiusa. Con Fornasiero non ho mai fatto affari. Eravamo amici e ho portato clienti nel suo studio per riconoscenza senza mai pretendere un centesimo». Cappadona ha poi iniziato ad attaccare i suoi avversari, ed in particolare i colleghi carabinieri che hanno svolto le indagini, ma il presidente Alessandro Apostoli Cappello e il suo difensore l'hanno invitato a non andare oltre. È poi toccato all'avvocato Tommaso Calderone riannodare le fila del processo: «È la genesi dell'indagine che non convince - ha esordito - facciamo fatica a credere ad una serie di coincidenze che sembrano storielle». Il legale di Cappadona esprime forti dubbi sulla veridicità della visita del luogotenente Giulio Stoppa nello studio dell'avvocato Drago. È la rivelazione da cui riprendono vigore indagini incagliate da anni. «Stoppa incontra poi i tre colleghi in bar e li informa di fatti gravissimi ma non vengono stilate relazioni di servizio nè si informa il magistrato. Soltanto tre mesi dopo le dichiarazioni del luogotenente vengono verbalizzate. Tutto molto strano». Calderone dedica gran parte della sua arringa all'avvocato Drago contestandone l'attendibilità e la credibilità. Lo definisce nemico giurato di Cappadona e collega le sue ammissioni alla necessità di salvaguardare la propria posizione nella vicenda Arpav, fino alla definitiva archiviazione. «Drago cambia versione quattro volte - rileva - ma delle minacce di Cappadona parla soltanto in aula. Le sue dichiarazioni vanno valutate con rigore». L'ultima considerazione la riserva al suo assistito che merita di uscire da questa vicenda con un verdetto assolutorio: «Cappadona è arrogante, volgare e affetto da delirio di onnipotenza ma è sempre stato il cameriere della Procura e vuole tornare ad indossare la divisa almeno per un giorno. Si è voluto celebrare un processo alla sua carriera anche se lui non ha mai minacciato o indotto nessuno».

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