«Veneto Banca valeva 2 miliardi Atlante se la prende per uno»

Sabato 25 Giugno 2016 di Alessandro Gallina, grande azionista ed ex componente del cda dell'istituto
«Finalmente viene fuori la verità: il 6 novembre 2013 Banca d'Italia ci ha scritto di aggregarci con un primario gruppo e il responsabile della Vigilanza Carmelo Barbagallo ha indicato esplicitamente a tutto il cda di allora Popolare Vicenza come l'istituto con cui dovevamo allearci».
Alessandro Gallina, componente del cda di Veneto Banca che si è dimesso in blocco nell'aprile del 2014 dopo aver detto no a Vicenza e ancora per poco grande azionista dell'istituto (ieri si è chiuso l'aumento che sancirà l'entrata di Atlante a 10 cent per azione) riflette sulle ultime rivelazioni di Visco e sottolinea: «Non abbiamo mai avuto però il sospetto che vi fossero precise indicazioni politiche dietro a quella fusione. Dopo il Natale del 2013 vi fu effettivamente un incontro tra il nostro vertice di allora, cioè il presidente Flavio Trinca e l'Ad Vincenzo Consoli, con Gianni Zonin e l'allora direttore generale Samuele Sorato. Ma fu subito chiaro che Vicenza non voleva un'aggregazione, ma comandare. E la fusione saltò, poi arrivarono le dimissioni di tutto il cda nel'assemblea dell'aprile del 2014».
Rinunciare alla fusione a posteriori è stata una mossa positiva o negativa?
«Con quello che si è scoperto su Popolare Vicenza è stato sicuramente positivo non aggregarci, la fusione avrebbe confuso i problemi e l'operatività nel passato - risponde Gallina, commercialista trevigiano ed ex presidente della controllata in Moldova Eximbank -. Dal punto di vista economico la fusione poteva dare dei benefici sul versante dei costi, ma questo solo col senno di poi. La nostra fu una scelta di continuare in autonomia e le condizioni di allora della banca ce lo permettevano. Ad aggravare le cose sono arrivati il decreto Renzi di inizio 2015, che ci obbligava a trasformarci in spa in soli 18 mesi, e la Bce che alzava i parametri di solidità patrimoniale dopo che nell'autunno del 2014 avevamo superato i suoi test».
Oggi l'aumento è fallito e Atlante si appresta a comandare dopo mesi turbolenti e difficili. E gli 87500 vecchi soci si trovano con un pugno di mosche in mano.
«La valutazione di 10 centesimi ci penalizza enormemente. Secondo le mie analisi sui dati di bilancio, Veneto Banca a fine 2015 aveva un valore di 16,46 euro per azione per un patrimonio di oltre due miliardi azzerati gli avviamenti per 1,2 miliardi (10 euro per azione) e già contabilizzate le perdite 2015 (882 milioni). Il tutto senza contare plusvalenze latenti come la partecipazione in Arca».
La vostra azione non era sopravvalutata? Poco più di un anno fa valeva ancora 30 euro.
«I criteri di valutazione erano sempre stati coerenti nel tempo, il patrimonio più una quota a titolo di avviamento. Criteri che la Banca d'Italia aveva sempre condiviso fino al 2013. E in Borsa non ci siamo mai andati su precisa indicazione dei soci».
Gallina lei ha sottoscritto l'ultimo aumento?
«Non c'erano le condizioni. Ma non possiamo essere assimilati all'Etruria che è una banca fallita. Con un miliardo Atlante si porta a casa una banca che a bilancio ne valeva due. E ai vecchi soci restano azioni per circa 12 milioni».
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci