«Urla, panico e la folla impazzita» Un trevigiano nell'inferno dell'Ataturk

Giovedì 30 Giugno 2016
(m.zi.) La normale confusione del viaggio che diventa paura e poi sollievo per lo scampato pericolo. Claudio Calia, disegnatore trevigiano di nascita e padovano di adozione, si è trovato all'aeroporto internazionale di Istanbul proprio nel momento degli attentati. Non è rimasto ferito, ma è passato davvero vicino ai luoghi dove si è consumata la tragedia: «Sono arrivato da Bologna, dovevo prendere la coincidenza per Erbil, nel Kurdistan iracheno - racconta - Sono arrivato proprio nel momento dell'attentato. La mia unica preoccupazione era trovare il gate. Ci ho messo un po' a capire, vedevo solo dei bar che si svuotavano, negozi che chiudevano. Poi improvvisamente una massa di persone che correva nella direzione contraria alla mia. Pensavo però che fosse un cambio di gate». Invece la terribile conferma arriva dall'Italia: «Ho visto un sms di Guido (Ostanel, di Beccogiallo, ndr) il mio editore, che mi annunciava spari ed esplosioni. Pensavo ancora a uno scherzo, poi ho alzato gli occhi e ho visto ambulanze, polizia, una confusione terribile».
A quel punto, resosi conto dello scampato pericolo, è arrivato il lungo deflusso dal luogo dell'attentato, controllato dalla polizia: «Siamo passai proprio sui luoghi dell'attentato -ricorda ancora Calia- C'erano dei pannelli di legno che delimitavano la zona. A un certo punto dei pannelli sono caduti. Un botto che ha spaventato tutti, i poliziotti hanno estratto le pistole. Non si capiva nulla».
Poi la necessità di trovare una sistemazione: «Mi hanno aiutato dall'Italia, i responsabili di "Un ponte per" (l'associazione che si occupa di cooperazione con cui Calia ha organizzato il viaggio, ndr) e altri amici. Adesso aspetto di partire per un posto più sicuro, l'Iraq» conclude con un sorriso.

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