Referendum, è guerra nel Pd tra il premier e la minoranza

Mercoledì 28 Settembre 2016
La direzione del Pd non è stata convocata ma si dovrebbe tenere nella prima decade di ottobre, forse il 7. Quando la campagna elettorale sul referendum entrerà nel vivo. Quando, questa la ‘dead line' del Nazareno, tutto il Pd dovrà esprimersi se metterci la faccia oppure no. Una riunione intanto per stanare la minoranza, «dovrà scegliere da che parte stare - spiegano dal Pd - Bersani vuole equipararsi a D'Alema, Grillo e Berlusconi?». La minoranza dem è sempre più sulle barricate. Renzi prima del referendum non vuole concedere nulla e i bersaniani già parlano di “bluff”, altro che dialogo sull'Italicum. «Renzi – questa la tesi – si comporta come Berlusconi». Nel mirino il "patto della lavagna" in tv, le promesse del premier sul ponte di Messina. «C'è una forte irritazione – osserva un senatore – Da parte del premier c'è una inversione a U, è tornato a personalizzare la consultazione, non ascolta più neanche Napolitano e Mattarella, è chiaro che di questo passo votiamo no in modo compatto». «Al pari dei Cinque stelle si stanno comportando come i nostri veri avversari – ribattono i vertici del Nazareno - non sono capaci di portare la gente a votare no, ma il danno è che puntano a farci perdere». La linea del Pd è che se l'esito del referendum sarà positivo si andrà avanti senza strappi, ma qualora l'appuntamento dovesse fallire allora ci sarà il vero redde rationem. Renzi rimarrà segretario e sarà lui a fare le liste. «La candidatura bisogna guadagnarsela», l'avvertimento. Come dire il rischio è che si faccia piazza pulita. Il presidente del Consiglio intanto va avanti per la sua strada. Attraverso una campagna su due binari. Il primo è l'investimento fatto sui comitati, perchè è stato calcolato che il ‘porta a porta' sposta perlomeno il 5% degli aventi diritto al voto. A breve partiranno corsi per i volontari: dovranno evitare di avventurarsi nelle complessita' delle riforme, insistere sul taglio dei parlamentari e delle poltrone, sui temi specifici del pacchetto Boschi, per esempio sui tempi che si riducono per l'approvazione delle leggi. Ma è chiaramente Renzi ad esporsi in prima persona nella partita del 4 dicembre. Al di là del tentativo di concentrare tutta l'attenzione sul merito del ddl, la sua consapevolezza è che il fronte del no si coalizzerà contro di lui. «Ma – sottolineano dal Pd – c'e' una larga fetta soprattutto in FI che punterà alla stabilità, non c'è spazio per un governo di scopo».
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