I negoziati sulla Brexit «potranno essere duri», ma il governo britannico

Lunedì 1 Maggio 2017
I negoziati sulla Brexit «potranno essere duri», ma il governo britannico
I negoziati sulla Brexit «potranno essere duri», ma il governo britannico «non vive in un'altra galassia» quando chiede di stringere un accordo commerciale con l'Unione europea nei prossimi due anni, in contemporanea con le trattative sul divorzio da Bruxelles. Lo ha garantito la premier Theresa May in alcune interviste televisive all'indomani di una serie di giornate difficili, in cui le controparti europee hanno presentato le loro linee guida sull'uscita del Regno Unito dall'Unione europea e hanno definito «completamente irrealistiche» le pretese di Londra. Riferendosi alla richiesta di pagare il conto per la chiusura della membership con Bruxelles prima del termine dei negoziati nel marzo del 2019, la May ha spiegato che «non c'è accordo su niente finché non c'è accordo su tutto», ma ha rassicurato che ci sono «molte più cose su cui siamo d'accordo» al tavolo dei negoziati con Bruxelles rispetto a quello che appare ora. «Quello su cui i leader europei sono stati molto chiari è che, sì, vogliono iniziare i negoziati sui soldi», ha ammesso la premier, dichiarando di «essere molto determinata che alla fine dei negoziati dobbiamo fare chiarezza non solo sui termini della Brexit l'uscita, le modalità del ritiro, ma anche su quella che sarà la relazione futura».
Nel corso della sua cena a Downing Street mercoledì scorso, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha portato alla May una copia del trattato commerciale con il Canada, lungo duemila pagine e messo a punto al termine di dieci anni di trattative. Per la May il documento non fa testo, perché il Regno Unito è in una «posizione diversa rispetto agli altri paesi», poiché essendo ancora membro, già «opera sulle stesse basi» e per questo «negoziare un accordo comprensivo di libero scambio sarà più facile, dovrebbe essere più facile e possiamo raggiungerlo nell'arco di tempo che abbiamo a disposizione».
La May, in campagna elettorale in vista delle elezioni dell'8 giugno con cui spera di rafforzare la sua posizione in Parlamento per avere le mani più libere nei prossimi due anni, ha sottolineato in un'intervista come quelle di Bruxelles non siano un accordo ma solo delle «linee negoziali», sullo stesso piano di quelle britanniche presentate dal governo nel discorso di gennaio a Lancaster House e nella lettera inviata al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk alla fine di marzo per chiedere l'avvio dei due anni di trattative in base all'articolo 50 del Trattato di Lisbona. Tra le priorità del governo britannico figurano il controllo sull'immigrazione e la fine della giurisdizione della Corte europea di giustizia nel paese, oltre ad un accordo di libero scambio senza dazi nei prossimi due anni. Per gli Stati membri Ue, che sabato hanno approvato un documento di nove pagine con i punti prioritari, Londra deve saldare un conto da 60 miliardi di euro, deve tutelare gli oltre tre milioni di cittadini europei nel paese e deve risolvere la questione dei confini tra l'Irlanda e l'Irlanda del Nord, che fa parte del Regno Unito. La May ha ribadito la «volontà» di Londra e di Bruxelles di garantire i diritti dei cittadini europei, sottolineando che un accordo può essere raggiunto già all'inizio dei negoziati, a condizione che venga fatto valere il principio di reciprocità e che anche i diritti dei britannici nella Ue siano tutelati.
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