WASHINGTON - Tra il dolore che percorre l'America dopo la strage di Orlando e il

Giovedì 16 Giugno 2016
WASHINGTON - Tra il dolore che percorre l'America dopo la strage di Orlando e il terrore rievocato dai testimoni della carneficina per mano del 29enne Omar Mateen, si va delineando un quadro tanto confuso quanto inquietante sulle dinamiche dell'attacco e sulla personalità del killer, in cui la moglie, Noor Zahi Salman, assume in queste ore un ruolo sempre più centrale per le indagini. La donna è sotto torchio: le autorità stanno verificando se davvero, come emerge, sapeva e non ha fatto abbastanza per fermare la mano omicida del marito.
Sarebbe stata lei stessa alla fine ad ammettere che sì, aveva tentato di dissuadere Mateen dal portare a termine il suo folle piano, dopo averlo accompagnato ad acquistare munizioni e a fare un sopralluogo al Pulse, il club gay teatro dell'orrore: sabato sera, prima che si accingesse a portare a termine la sua missione di morte, la moglie avrebbe tentato di fargli cambiare idea, ma senza avvertire la polizia delle sue intenzioni. Tutti elementi che lasciano pensare ad una possibile incriminazione per Noor Salman.
L'Fbi ha rivolto un appello pubblico invitando chiunque sia stato in contatto col killer di Orlando o ritenga di avere informazioni sulla vicenda, a farsi avanti. Così emergono nuovi elementi circa il profilo del killer, a partire dalle sue frequentazioni del club gay poi preso di mira e di altri locali simili, e la sua presenza su siti per incontri omosessuali. Si moltiplicano le segnalazioni: per esempio la richiesta di amicizia su Facebook al proprietario del M Hotel e del Revere, due nightclub gay a Orlando, qualche giorno prima della strage. Oppure la testimonianza di un frequentatore di siti di incontri gay che riconosce Mateen come colui che gli chiese più volte un contatto (respinto), inviando anche foto molto esplicite, stando alla ricostruzione del New York Post. Poi ci sono quelle chiamate effettuate nel mezzo della carneficina. Mateen sparava, uccideva, e chiamava a tutto spiano: oltre che al numero di emergenza 911, anche a un amico per dargli l'addio, rivela la Cnn, e ad una tv locale, pronunciando parole concitate e anche in arabo, ripetendo: «L'ho fatto per l'Isis, l'ho fatto per l'Isis».

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