Treno delle Dolomiti, Mainardi: «Bocciato già negli anni novanta»

Sabato 21 Novembre 2015
«Il treno delle Dolomiti è un progetto vecchio di 30 anni, inattuabile per il territorio cadorino»: per Bortolo Mainardi, architetto e consulente del Ministero dei Lavori Pubblici, l'idea partorita dal presidente della Regione Veneto Zaia e condivisa da quello di Bolzano Kompatscher, di ripristinare la ferrovia tra Calalzo e Dobbiaco, nella prospettiva di un collegamento turistico delle Dolomiti anche su rotaia, è già stata verificata come irrealizzabile agli inizi degli anni 90. Allora Mainardi era assessore in Regione Veneto e fu promotore di una legge che affidava ad una ditta specializzata in rilievi per tracciati ferroviari lo studio di fattibilità del collegamento Calalzo-Dobbiaco. «Furono stanziati 500 milioni di lire -racconta Mainardi- e dopo un anno fu depositato lo studio, che analizzava tre ipotesi di percorso, quella per la Val del Boite e Cortina, quella per la Val d Ansiei e Auronzo, e anche quella per il Comelico. Le conclusioni furono negative, soprattutto perchè i costi di una tale operazione non erano sostenibili e non ci sarebbe stato un riscontro nell'utilizzo del percorso. Tornare ora su questa idea mi sembra tempo sprecato, anche perchè le condizioni del Cadore, rispetto a quegli anni sono molto peggiorate». Più che un collegamento intervallivo locale, Bortolo Mainardi ritiene che la vera prospettiva di un rilancio della ferrovia sia lo sbocco a nord, cioè il potenziamento della linea che da Venezia sale a Calalzo e poi potrebbe proseguire fino in Austria. «Visto che la Convenzione delle Alpi -afferma- firmata da Zaia quando era ministro dell'agricoltura, proibisce i collegamenti stradali, è importante puntare sulla ferrovia. Veneto e Cadore hanno un futuro solo con un collegamento a nord attraverso l'Austria, e questo sarà possibile solo con la ferrovia. Il trenino delle Dolomiti è morto e nessuno lo farà risorgere».

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