Taglia-stipendi, si rinvia E Grillo attacca il Pd

Mercoledì 26 Ottobre 2016
Nessun taglio agli stipendi dei parlamentari. Il ddl Lombardi torna da dove era partito, in commissione Affari costituzionali alla Camera, come proposto da Lorenzo Dellai, capogruppo di Democrazia solidale-centro democratico. Tanto rumore per niente, insomma. Ma era tutto già scritto. Giunto in Aula senza un relatore, presentato dai 5Stelle, osteggiato dalla maggioranza perché ritenuto demagogico e incompleto, il disegno di legge aveva le ore contate. È bastato invertire l'ordine del giorno per sminare un dibattito che avrebbe infiammato oltre ogni limite la campagna referendaria con Beppe Grillo spettatore in tribuna. Ciò non toglie che la giornata sia stata alquanto surriscaldata: accuse, insulti, parole grosse. Fuori e dentro il Palazzo. E allo stesso Grillo, dagli studi di Porta a Porta, è arrivato un invito al confronto da Matteo Renzi che, rivolto a Bruno Vespa, ha detto: «Mi invita con Grillo in trasmissione, così si fa due chiacchiere. Grillo è in difficoltà perché - ha osservato il premier - deve dire no al referendum e si è inventato questa mossa».
L'appello lanciato sul web da Beppe Grillo e dai parlamentari 5 Stelle si è rivelato un flop. In un centinaio o forse poco più si sono radunati sotto l'obelisco di Montecitorio (tanto che qualcuno sui social ha scherzato, «a Roma più frigoriferi che attivisti»). I big hanno improvvisato un comizio. Roberto Fico, Nicola Morra, Carlo Sibilia. Alessandro Di Battista, nonostante la mano destra fasciata da una garza vistosa, è riuscito a puntare il dito contro «un Parlamento di gentaglia pericolosa». «Renzi mi sta sui co...ni» ha tuonato, «non mi meraviglierei se dopo questo rinvio inaccettabile qualcuno giustamente lanciasse un pomodorino marcio...» . La tensione è salita. La deputata dem Alessia Morani, poco dopo, su Twitter, ha denunciato di essere stata aggredita da un attivista M5S.
Se fuori volavano accuse e insulti, in Aula il dibattito ha generato scintille. La fiammata è durata non più di trenta minuti. Il momento clou quando Ettore Rosato, capogruppo dei deputati dem, si è rivolto a Grillo in tribuna e il comico ironicamente gli urlato «bravo!». Francesco Russo, pd, si è detto favorevole al taglio degli stipendi con una legge che penalizzi gli assenteisti. Mentre Arturo Scotto, capogruppo di Sinistra italiana, considera «un errore del Pd aver voluto rinviare in commissione il ddl».
Grillo alla fine è uscito dalla Camera evitando la calca delle telecamere. E poco dopo sul blog del comico è apparsa la sua sintesi della giornata, «il simbolo di un Parlamento che rumina la democrazia come una mucca». Uno stile che ha fatto subito fatto pensare a certe metafore contadine di Pierluigi Bersani. Il quale, ospite ieri de La 7, a Otto e mezzo, ha ribadito che sul tema dei costi della politica «serve una nostra idea». E che «il problema si risolve ...risolvendolo non rinviando», perché «servono norme serie».
È sera. Nella piazza semivuota, blindata dagli agenti, i parlamentari grillini restano con qualche attivista e con i loro portaborse. Con i quali il rapporto da qualche tempo è tutt'altro che idilliaco. A quanto pare, infatti, nei giorni che hanno preceduto la presentazione del ddl c'è stato un tentativo di inserire nel testo nuove regole sul pagamento dei loro stipendi. Discorso che vale per tutti gli assistenti e non solo quelli dei grillini.,
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