Renzi: non permetterò che distruggano Schengen

Domenica 31 Gennaio 2016
VENTOTENE - L'Europa rischia di «crollare» sotto i colpi di chi costruisce «muri» per bloccare le persone e «parametri» economici che frenano la crescita. A loro, promette Matteo Renzi, l'Italia farà capire che vanno «contromano con la storia». «Con decisione e tenacia - alza la voce - siamo qui per affermare che chi vuole distruggere Schengen vuole distruggere l'Europa. Noi italiani non glielo permetteremo».
Nel mezzo di una battaglia senza precedenti con Bruxelles, di ritorno da un delicato incontro con Angela Merkel a Berlino, il presidente del Consiglio fa tappa all'isola di Ventotene (arcipelago delle Pontine) e al carcere di Santo Stefano. Per ribadire che la sua alzata di scudi in Europa ha sostanza ideale. Perché queste isole dove padri dell'Europa del calibro di Altiero Spinelli e Sandro Pertini vennero mandati in galera o al confino, sono «il luogo simbolo della loro miopia». Della miopia di chi «alza muri» e si è perso in un «grigio e distratto dibattito tecnico su dettagli e parametri e non vede più il grande sogno». Da queste isole, in un momento di «grande difficoltà» nel vecchio continente, l'Italia può condire la sua rivendicazione di flessibilità e la richiesta di sedere al tavolo Ue alla pari degli altri Paesi, con «l'orgoglio della sua storia» e degli italiani che hanno piantato «il seme della più grande vittoria di questo secolo». Che è l'Europa unita.
Renzi atterra in elicottero, accompagnato dal ministro Franceschini e dal governatore del Lazio Nicola Zingaretti, proprio accanto al piccolo cimitero dove Spinelli, autore del Manifesto di Ventotene - progetto di un'Europa federale - è sepolto. Depone un mazzo di fiori poi percorre il breve tratto di mare fino all'isola di Santo Stefano per salire al carcere che "ospitò" Pertini, oggi una struttura cadente, abbandonata da decenni. Il premier arriva con «in tasca» un progetto da 80 milioni di euro per ristrutturarlo e farne un luogo di formazione per la «classe dirigente dell'Ue e del Mediterraneo».
Intanto nel mare Egeo, tra Grecia e Turchia, si è consumata l'ennesima tragedia, un naufragio di un barcone di 17 metri con a bordo oltre cento profughi, soprattutto siriani ma anche afgani e birmani, avvenuto nonostante condizioni meteo buone: 39 gli annegati di cui cinque bambini. La barca è finita contro le rocce poco dopo essere partita dalla costa turca di Ayvacik diretta all'isola di Lesbo distante 8 km. Spaventoso il bilancio di questo gennaio: oltre 250 morti, quasi un terzo delle vittime registrate in tutto il 2015.

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