Parte dei sovracanoni incassati dal 2011 potrebbe essere richiesta "di ritorno"

Sabato 30 Luglio 2016
BELLUNO - (d.t.) Deflusso minimo vitale: trema anche il Consorzio Bim Piave. Che potrebbe dover ridimensionare il suo intervento a favore del territorio bellunese e dire addio a diversi milioni di euro. Ovvero, nella peggiore delle ipotesi, restituire parte dei sovracanoni idrici già incassati dal 2011 ad oggi. Stessa storia della Provincia e dei canoni idrici, ovvero dell'imposta che i concessionari di derivazioni idriche pagano per lo sfruttamento di acque pubbliche. Tutta colpa della revisione delle potenze delle concessioni per il deflusso minimo vitale. Perché Enel (e le altre centraline) devono usare meno acqua per far girare le turbine. Meno acqua significa meno kilowatt. E meno kilowatt significa meno canoni e sovracanoni idrici da versare a Provincia e Consorzio. Ecco perché all'assemblea di ieri del Consorzio, il presidente Umberto Soccal ha spiegato ai sindaci di aver accantonato prudenzialmente 506mila euro. «La revisione delle potenze delle concessioni è preoccupante per il nostro bilancio - ha premesso Soccal - Siamo certi che dal 2016 in poi ci sarà una riduzione delle potenze e quindi anche dei sovracanoni che ci vengono giustamente versati. Per il pregresso (visto che la revisione è scattata nel 2011, anche se il decreto è del 2016, ndr) dovremmo essere tranquilli, in quanto per i sovracanoni dovrebbe far fede la data di emissione del decreto. Ma prudenzialmente abbiamo accantonato 506mila euro per far fronte ad eventuali necessità».
L'assemblea di ieri ha anche sollevato (e sopito) una questione riguardante il presidente Soccal. Che per qualche mese, durante il processo di fusione dei Comuni in Alpago, è stato presidente del Consorzio senza avere la fascia tricolore. I «colleghi» sindaci gli hanno confermato la fiducia. Ed è stata superata la regola interna che il presidente del Consorzio debba essere sindaco di un Comune con meno di 3mila abitanti.

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