(m.cr.) L'Associazione Soci Banche Popolari Venete chiedono le dimissioni del vice

Martedì 31 Maggio 2016
(m.cr.) L'Associazione Soci Banche Popolari Venete chiedono le dimissioni del vice
(m.cr.) L'Associazione Soci Banche Popolari Venete chiedono le dimissioni del vice presidente di Veneto Banca Giovanni Schiavon dopo le rivelazioni sui regali ricevuti da Vincenzo Consoli cinque anni fa.
«Crediamo che, per una necessaria e doverosa questione di trasparenza verso tutti i soci di Veneto Banca e anche per il rispetto verso la sua posizione di ex magistrato e presidente emerito del tribunale di Treviso, Giovanni Schiavon lasci la carica di vicepresidente dell'istituto di Montebelluna - avverte Francesco Celotto, vice presidente dell'associazione che oggi terrà un incontro a Bassano sulla situazione delle due ex Popolari venete -. Dopo le rivelazioni sui regali ricevuti dall'ex Ad, Schiavon, eletto da poco alla carica di vicepresidente, non può alimentare alcun sospetto di legami con Consoli. Ci chiediamo infatti perché nella sua veste di magistrato non abbia rifiutato questi costosi regali, del valore complessivo di 16.500 euro. Se come giustamente sostiene Schiavon, un giudice non può ricevere denaro non dovrebbe neppure ricevere regalie di alcun tipo. Crediamo necessaria la massima trasparenza in un momento come questo di estrema difficoltà della banca, evitando qualsiasi strumentalizzazione. Lo faccia per il bene suo, della banca, dei soci».
In rivolta anche il Codacons Veneto: «L'aumento di capitale è “cosa loro”, i risparmiatori alla larga da Veneto Banca, non si può dare consigli di tipo speculativo a chi aveva comprato le azioni con il fine esplicitato “mutualistico”». Meglio fare causa. «Nei nostri sportelli sul territorio continuiamo a confrontarci con risparmiatori delusi ai quali responsabilmente torniamo a dare fiducia. Spesso dobbiamo convincerli delle loro ragioni, si sentono così umiliati che preferiscono chiudere la vicenda». Il Codacons attacca: «Gioca a favore della resa l'idea che hanno sbagliato, “ho firmato” e si autopuniscono, piangendosi addosso. Molti sono sotto schiaffo per il fido da mantenere, per il parente dipendente, per un rapporto di amicizia da non incrinare. Ancora una volta ricordiamo: la Cassazione ha ribadito che le firme fatte senza adeguata comprensione di quello che facevano firmare non valgono. Il risparmio è tutelato dalla Costituzione e le banche, i loro funzionari e promotori, non vendono carne in scatola, ma trattano un bene essenziale che devono proteggere e non tosare».
Sul futuro l'associazione veneta è possibilista: «Non è esclusa la class action (si deve aspettare il rinvio a giudizio e la conclusione delle contestazioni mosse da Bankitalia e Consob). Veneti risparmiatori non mollate, chi vi ha imbrogliato deve pagare e le due popolari con la ricapitalizzazione (garantita da Atlante) hanno le risorse per far fronte ai loro debiti. Certo piacerebbe vedere gli indagati ai domiciliari e poter avviare l'azione di responsabilità».
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